Pubblico impiego: verso l’accordo quadro per l’avvio della stagione contrattuale 2019-2021

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da La Gazzetta degli Enti Locali

Si è svolto in ARAN l’incontro con le Confederazioni per la definizione dell’accordo quadro, atto preliminare per l’avvio della stagione contrattuale 2019-2021. La fase operativa per il rinnovo dei contratti nella Pubblica Amministrazione è pertanto stata inaugurata ieri. Ma con un rinvio. L’ipotesi, al momento, è quello di dividere in due il lavoro: prima il personale, e solo dopo i dirigenti.

Segnaliamo la dichiarazione del presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo in ordine all’incontro con le confederazioni sindacali per la definizione dell’accordo quadro tenutosi ieri: “Oggi abbiamo avuto in ARAN la riunione per l’accordo quadro sui comparti e aree di contrattazione. L’accordo è l’atto propedeutico per l’avvio della tornata contrattuale 2019-2021. L’esito della riunione non è stato positivo perché ci sono posizioni diverse dei sindacati soprattutto per la definizione delle aree dirigenziali. L’ARAN ha proposto, al fine di consentire comunque l’avvio dei contratti, di definire intanto un accordo per i 4 comparti di contrattazione e di rimandare ad un successivo accordo la definizione delle 4 aree di contrattazione, da chiudersi comunque entro 60 giorni. Tale proposta sarà esaminata nella prossima riunione appena dopo Pasqua”.
Insieme alla direttiva “madre”, l’atto ufficiale che accende la macchina della contrattazione è l’accordo quadro sui comparti del personale e sulle aree dirigenziali. Serve a disegnare la mappa del pubblico impiego, indicando a chi si applicano i diversi contratti nazionali.

Come si legge nel comunicato pubblicato sul portale della FEDIR (Federazione dirigenti e direttivi enti territoriali e sanità) “la trattativa ha risentito della persistenza del comma 687 della Legge di Bilancio 2019 che con un colpo di mano nottetempo ha prescritto il rientro della Dirigenza Professionale Tecnica e Amministrativa nel contratto della Dirigenza sanitaria. Tale norma, già differita in occasione della scorsa stagione contrattuale, è oggetto di numerose richieste di abrogazione da parte di tutte le parti politiche e rappresenta come ribadito da COSMED”.

Segnaliamo, infine, la dichiarazione del presidente dell’ARAN, Antonio Naddeo, con riferimento all’articolo apparso sul Messaggero di ieri dal titolo “Statali, lavoro agile solo al 30% e maggiori controlli sui furbetti” in cui si parla di una proposta per ridurre al 30% i dipendenti pubblici in smart working che sarebbe “sul tavolo della trattativa per il rinnovo del contratto”: il presidente Naddeo precisa che la notizia è destituita di ogni fondamento. Anche perché al momento non c’è nessun tavolo di trattativa per il rinnovo dei contratti: l’ARAN sta attendendo l’atto di indirizzo per aprire le trattative dei vari comparti. In ogni caso il tema della percentuale minima di lavoratori da adibire allo smart working non riguarderebbe la contrattazione, ma eventualmente la legge. Il contratto dovrà garantire condizioni di lavoro trasparenti, autonomia e responsabilità sui risultati, disciplinando gli istituti normativi ed economici del lavoro agile.

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