Comunicati del Dipartimento Camere di Commercio

Le comunicazioni di seguito allegate  riguardano: la volontà di alcune Camere di Commercio di procedere all’aggiornamento di profili professionali per il personale di prossima assunzione non escludendo
comunque che in un prossimo futuro tale modifica possa essere estesa anche al personale già assunto; diritto dei lavoratori fragili a lavorare in smartworking anche dopo il termine dello stato di emergenza;  la necessità di sollecitare le Camere di Commercio affinché procedano con urgenza alla stipula di contratti individuali di smart working per il personale che ne faccia richiesta, considerando il fatot che tali enti hanno già raggiunto un elevato livello di digitalizzazione.

 

COMUNICATO SMART WORKING

COMUNICATO smart working per i fragili

COMUNICATO profili professionali




Dipartimento Camere Commercio: più flessibilità per l’ingresso nei luoghi di lavoro

Il Dipartimento propone che a tutti i lavoratoridelle Camere di Commercio sia data la possibilità di iniziare l’attività lavorativa almeno mezzora prima rispetto all’orario adottato da ciascun Ente.

 

CSA RAL applicazione flessibilità ai sensi art 1 comma 2 lettera b del DM 8 ottobre 2021

 




Riforma Camere di Commercio: incontro alla Unioncamere

Il 9 luglio 2019 le OO.SS. rappresentative (CSA RAL, CGIL, CISL, UIL) hanno incontrato, presso la sede di Unioncamere a Roma, il Segretario Generale Dr. Tripoli e il Dirigente dell’Area Organizzazione e Personale Dr. Caporale per ricevere aggiornamenti sullo stato di avanzamento della riforma delle Camere di Commercio.

Mentre da un lato Unioncamere registra l’assenza di esuberi tra il personale degli enti camerali – situazione questa favorita soprattutto dalle numerose cessazioni dal servizio intervenute per raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria o “quota 100” unitamente al blocco totale delle assunzioni imposto dal decreto di riforma – preoccupa invece la condizione di alcune Unioni regionali.

Prevale molta incertezza sulla conclusione delle procedure di accorpamento ancora aperte, attualmente sospese – all’indomani delle note sentenze del Tar del Lazio e in attesa del giudizio della Corte Costituzionale (previsto nei i primi mesi del prossimo anno) – anche per volontà di alcune Regioni che intendono conoscere l’esito dei pronunciamenti giurisdizionali sull’impianto della riforma, prima di adottare gli atti di loro competenza inerenti alla nomina dei componenti dei consigli delle nuove Camere accorpate.

Sul punto, ha comunicato Unioncamere, sembrerebbe che l’orientamento del Governo (che non si è ancora espresso ufficialmente) sia di concludere rapidamente il percorso di riforma completando tutti gli accorpamenti previsti, portando a 60 il numero complessivo delle Camere di Commercio. In seguito ci sarebbe la disponibilità da parte del Governo a concedere, con un provvedimento ad hoc, alcuni correttivi ad esempio per riconoscere pari dignità a tutti gli Enti interessati da accorpamento, indipendentemente dalle rispettive dimensioni (obbligo dell’attribuzione della carica di Vice Presidente a membro designato dalla Camera accorpata che non ha espresso il Presidente, equipollenza tra le diverse sedi territoriali eliminando la distinzione tra sedi principali e secondarie con il mantenimento in ciascuna di esse del medesimo livello di servizi, attribuzione di nuovi compiti sui servizi finanziari per ragionare, in prospettiva, sull’incremento del diritto annuale e nuove assunzioni).

Unioncamere segnala l’iniziativa di 15 Camere di Commercio – il cui accorpamento è attualmente sospeso – che hanno deciso di presentare il prossimo 15/7, direttamente al Ministro dello Sviluppo Economico, una loro piattaforma alternativa con una serie di proposte. Il principio cardine su cui si baserebbe tale piattaforma sarebbe il superamento dell’obbligatorietà degli accorpamenti, eliminando i vincoli imposti dalla riforma del numero massimo di 60 Camere a livello nazionale e di quello minimo di 75000 imprese iscritte al Registro Imprese per singola nuova Camera.

Il tutto sarebbe per scongiurare la perdita della governance locale, funzionale all’espressione e soddisfazione degli interessi dei singoli territori e quindi di un principio di democraticità dell’ordinamento. Unioncamere riferisce che, in tal caso, a compensazione dei maggiori oneri derivanti dal mantenimento dell’autonomia dei singoli Enti, verrebbero proposte azioni di efficientamento e recupero di economicità attraverso la definizione di ambiti di razionalizzazione delle strutture camerali (accentramento a livello regionale o interregionale dei servizi di supporto e di back office).

Successivamente all’incontro al MISE del 15/7 si potranno presumibilmente conoscere i contenuti della piattaforma presentata dalle 15 Camere, la posizione ufficiale e i contenuti dell’eventuale provvedimento che il Governo potrebbe adottare nelle prossime settimane.

Riteniamo che l’eventuale definizione di ulteriori ambiti di “razionalizzazione” delle strutture camerali potrebbe determinare una preoccupante situazione per il personale camerale addetto a servizi di supporto e di back office non escludendo rischi di esubero posto che ad oggi, per l’iniziativa in questione, non sono state rese note garanzie di salvaguardia dei livelli occupazionali né è stato attivato il confronto con le OO.SS..

Come già segnalato formalmente al Ministro con nota in data 26/3/2019, riteniamo che l’attuale “riforma” debba essere migliorata ad esempio con il superamento dell’obbligatorietà degli accorpamenti e l’introduzione del principio della volontarietà di accorpamento, eliminando i vincoli imposti dalla riforma del numero massimo di 60 Camere a livello nazionale e di quello minimo di 75000 imprese iscritte al Registro Imprese per singola nuova Camera. Il tutto salvaguardando totalmente i livelli occupazionali quale must imprescindibile.

Si è infine accennato ad alcune problematiche derivanti dall’applicazione dell’art. 72 del vigente CCNL relativo al welfare integrativo delle Camere di Commercio, problematiche che verranno approfondite in un successivo incontro da tenersi a breve.




Comunicato del Dipartimento Camere di Commercio

Nel link seguente, il comunicato redatto dal Dipartimento Camere di Commercio CSA a seguito del Consiglio Nazionale di Chianciano, che manifesta la sua piena adesione e vicinanza al Segretario Generale Francesco Garofalo, con particolare riferimento al progetto di rilancio che il Sindacato porterà avanti nei prossimi mesi per rilanciare il ruolo pubblico delle Camere di Commercio.

 

COMUNICATO DIPARTIMENTO CAMERE DI COMMERCIO




Incontro OO.SS. rappresentative – Unioncamere

RIFORMA DELLE CAMERE DI COMMERCIO

Il 14 marzo 2018 si è tenuto presso Unioncamere Nazionale l’incontro con le OO.SS. rappresentative, il Segretario generale di Unioncamere dott. Tripoli e il dott. Caporale in merito alla Riforma del Sistema camerale.

Il decreto 16 febbraio 2018 del Ministero dello Sviluppo Economico ha definito il processo di riduzione del numero delle Camere di Commercio e relativa razionalizzazione delle sedi e del personale dipendente pur permanendo, al momento, criticità per le Camere di Commercio della Sicilia derivanti da problemi di liquidità. Tra le possibili soluzioni si sta valutando l’istituzione nel 2019 di un fondo ad hoc.

Tra gli argomenti trattati, particolare rilievo è stato dato alla tematica della formazione/riqualificazione professionale dei dipendenti camerali e alla ridefinizione del modello organizzativo delle Camere di Commercio.

Nel 2017 sono stati effettuati corsi di formazione che hanno coinvolto circa 2500 dipendenti camerali.
Nel 2018 la previsione è di coinvolgere nella formazione ulteriori circa 2000 dipendenti con l’obiettivo di proseguire il percorso formativo fino a formare tutto il personale camerale entro la fine del 2019.

La formazione verterà principalmente sui temi dell’alternanza scuola-lavoro e orientamento al lavoro, digitale, internazionalizzazione, patentino digitale, E-gov con l’obiettivo anche di formare nuove professionalità, implementare nuovi strumenti di comunicazione e creare una organizzazione sempre più efficiente.

Conseguentemente alle nuove funzioni assegnate alle Camere di Commercio e ai servizi da erogare sui territori seguirà la definizione del modulo organizzativo con modalità di lavoro e interazione con gli utenti attraverso social network quale canale principale di comunicazione e tramite communities locali quali ad esempio Centri per l’impiego, Aziende, Università etc.

Unioncamere fornirà a breve la situazione relativamente ad eventuali esuberi di personale camerale che potranno essere gestiti con l’istituto della mobilità. Molte Camere di Commercio hanno manifestato l’esigenza di nuove assunzioni di personale anche se al momento permane, fino a tutto il 2019, il blocco delle assunzioni.

Saranno forniti nei prossimi giorni dati relativamente alla situazione delle Unioni Regionali per le quali, ha anticipato Unioncamere, pare non sussistano particolari criticità relativamente al personale dipendente e si sta valutando un coinvolgimento delle stesse in alcune funzioni come ad esempio il turismo e attività Centro Studi come osservatorio, nonché dati sulla nuova mappatura con l’elenco dei servizi che le Camere di Commercio offriranno agli utenti, standard di qualità e valutazione della performance per il raggiungimento dei risultati.

Dipartimento Nazionale Camere di Commercio




Comunicato del Dipartimento Camere di Commercio

Come è noto, in seno al CSA Regioni Autonomie Locali opera da tempo il Dipartimento Nazionale dedicato in modo specifico alle Camere di Commercio, che ha seguito il percorso della riforma effettuando approfondimenti giuridici/legislativi unitamente alla Segreteria Nazionale del CSA, partecipando ad incontri al tavolo nazionale UnionCamere – Sindacati nonchè intervenendo in audizione presso le Commissioni parlamentari incaricate di elaborare la normativa e ponendo in essere iniziative a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori del sistema camerale, minacciati da una riforma ingiusta.

Il Segretario Generale CSA, unitamente al Dipartimento Nazionale Camere di Commercio, ha espresso in più di un’occasione la propria totale contrarietà al processo di riforma e rifiutato pubblicamente – unico Sindacato rappresentativo a farlo – di sottoscrivere il verbale di concertazione UnionCamere – OO.SS. che recepiva i piani di razionalizzazione delle Camere di Commercio, in seguito adottati dal Ministero dello sviluppo economico con decreto ministeriale 8/8/2017.

Con il supporto dell’Ufficio legislativo e della Segreteria nazionale CSA Regioni Autonomie Locali è stato redatto e pubblicato uno studio giuridico approfondito sull’impianto normativo della riforma che, tra l’altro, ha evidenziato da subito l’illegittimità costituzionale dell’iter, seguito dal Governo, per mancata intesa con la Conferenza Stato Regioni e non è da escludersi che la posizione assunta dal CSA possa avere ispirato le Regioni interessate a sollevare dinnanzi alla Corte Costituzionale un giudizio di legittimità costituzionale sul riordino del sistema camerale.

A conferma della correttezza di quanto rilevato dalla nostra O.S.  possiamo citare la successiva sentenza n. 261/2017 della Corte Costituzionale, che ha infatti dichiarato incostituzionale il comma 4 dell’articolo 3 del decreto legislativo 219/2016 “nella parte in cui stabilisce che il decreto del Ministro dello sviluppo economico dallo stesso previsto deve essere adottato «sentita la Conferenza Stato Regioni», anziché previa intesa con detta Conferenza”.
Si tratta della norma in base alla quale il Mise ha adottato il citato decreto ministeriale 8/8/2017 che prevede gli accorpamenti, la riorganizzazione del personale e la razionalizzazione delle sedi delle Camere di Commercio.

In buona sostanza la Corte ha affermato che, pur avendo il legislatore correttamente individuato la Conferenza quale luogo più idoneo per l’espressione della collaborazione tra Stato e Regioni, tuttavia non può essere considerato sufficiente il mero parere, come stabilito dalla norma illegittima, ma occorre invece l’intesa con la piena condivisione, da parte di Governo e Regioni, dei contenuti del provvedimento in esame.

Il 21/12/2017 il Ministro dello sviluppo economico ha quindi ripresentato il decreto ministeriale all’esame della Conferenza Stato Regioni allo scopo di raggiungere la prescritta intesa, comunicando nel contempo ai Commissari ad acta incaricati di sospendere le procedure di accorpamento delle Camere di Commercio.

Nella riunione del 11/1 u.s., la Conferenza non ha raggiunto l’intesa sul provvedimento ed essendo trascorsi trenta giorni dalla prima seduta in cui l’oggetto è stato posto all’ordine del giorno, il Consiglio dei Ministri dell’ 8/2 scorso ha deciso, con deliberazione motivata a mente dell’art. 3 del decreto legislativo 281/1997, di autorizzare il MISE ad adottare comunque il decreto ministeriale attuativo della riforma del sistema camerale.

Il 16/2 u.s. il Ministro Calenda ha firmato un nuovo decreto ex comma 4 dell’art. 3 del decreto legislativo 219/2016 che, tra le altre cose, sancisce l’avvio entro il prossimo 1° marzo delle procedure per la costituzione dei Consigli delle Camere accorpande.

E’ tuttavia prevedibile l’apertura di una nuova stagione di ricorsi fondata sulla valutazione della forza dell’intesa che può essere giudicata tale da far decadere l’atto statale adottato nell’eventualità di carenza di acquisizione della stessa.

 

Il Dipartimento Nazionale CCIAA unitamente al Segretario Generale Francesco Garofalo, nel proseguire con le attività intraprese, è parte attiva per la tutela dei diritti dei lavoratori. Nelle prossime elezioni RSU scegli anche Tu il CSA Regioni Autonomie Locali  !!




Incontro tra Unioncamere e le OO.SS. rappresentative

INCONTRO TRA UNIONCAMERE NAZIONALE E LE OO.SS. RAPPRESENTATIVE

(CSARAL – CGIL – CISL – UIL)

 

Care Colleghe e cari Colleghi,

ieri si è tenuto presso la sede di Unioncamere Nazionale, tra i Sindacati rappresentativi (CSA RAL, CGIL, CISL, UIL) e il Dr. Caporale, un incontro  di aggiornamento sui temi della riforma delle Camere di Commercio.

Con riguardo allo stato di avanzamento dei lavori, Unioncamere sta concludendo in questi giorni l’acquisizione dalle singole Camere dei dati necessari per avere un quadro completo della situazione. I dati sino ad oggi raccolti hanno consentito di effettuare una prima proiezione su possibili soprannumero, anche al fine di verificare preventivamente col Ministero della Funzione Pubblica eventuali disponibilità da parte di altre pubbliche amministrazioni ad assorbire con la mobilità eventuali “esuberi”.

Completata la raccolta dei dati Unioncamere trasmetterà al Ministero dello Sviluppo Economico, entro l’8 giugno 2017, in applicazione dell’art. 3 del decreto legislativo 219/2016:

  • una proposta di rideterminazione delle circoscrizioni territoriali delle CCIAA per ricondurre il numero complessivo delle camere entro il numero di 60;
  • un piano complessivo di razionalizzazione organizzativa sulla base delle indicazioni di ciascuna Camera di Commercio a seguito riassetto degli uffici, del contingente del Personale in funzione delle competenze/funzioni e della rideterminazione delle dotazioni organiche del personale (dirigente e non dirigente). Detto piano dovrà contenere anche proposte per una razionale distribuzione del personale dipendente delle CCIAA che dovesse risultare in soprannumero.

Eventuali “esuberi” verrebbero gestiti attraverso la mobilità tra Camere di Commercio e, al riguardo, alcune  avrebbero già dato la loro disponibilità ad accogliere dipendenti di altre CCIAA.

In base ai dati sino ad oggi raccolti, Unioncamere ha elaborato un report  con la previsione delle uscite di personale camerale fino al 31/12/2019. Tuttavia, il numero complessivo delle uscite programmate potrebbe aumentare, anche in modo significativo, in seguito all’aggiornamento di dati comunicati da diverse CCIAA ed anche per effetto di eventuali ulteriori accorpamenti rispetto agli attuali esistenti, gestione di servizi in cogestione tra camere ed altri fattori.

L’analisi dei dati è stata effettuata da Unioncamere tenendo in considerazione i seguenti fattori:

  1. incidenza del costo del personale sui costi fissi degli Enti esposti sul bilancio preventivo 2017;
  2. rapporto numero dipendenti / imprese iscritte;
  3. incidenza del costo dirigenti;
  4. processi di mobilità intervenuti su base volontaria;
  5. impatto aumento del 20% del diritto annuale per progetti di sistema;

ed ha messo in evidenza i potenziali soprannumeri suddivisi per Regione, con le seguenti risultanze:

 

Regione personale dirigente personale non dirigente
Abruzzo 3 5
Basilicata 0 3
Calabria 1 15
Campania 1 4
Emilia Romagna 0 10
Friuli 0 3
Lazio 1 9
Liguria 0 16
Lombardia 0 10
Marche 0 5
Molise 1 5
Piemonte 0 9
Puglia 1 15
Sardegna 0 8
Sicilia 10 68
Toscana 2 14
Umbria 0 3
Veneto 0 4

 

Nel caso l’applicazione dell’istituto della mobilità tra Camere di Commercio non dovesse  essere sufficiente a collocare tutti i soprannumerari si procederebbe, come già fatto in precedenza per i dipendenti delle Province, attraverso il portale del Ministero della Funzione Pubblica il quale consente di incrociare i dati relativamente ai posti disponibili presso altre PP.AA. con il personale in mobilità.

Nel 2016 si registrano cessazioni dal servizio di personale camerale pari a 276 unità per motivazioni diverse (dimissioni volontarie, raggiungimento età pensionabile ordinaria, mobilità verso altri enti,  prepensionamento a seguito dichiarazioni di eccedenza,  risoluzione unilaterale del datore di lavoro, licenziamento ed altre cause).

Con riferimento alle Aziende speciali, da una prima ricognizione, potrebbero essere circa 300 i dipendenti potenzialmente interessati da procedure di accorpamento e per i quali si dovrà ragionare sull’attivazione di misure di solidarietà.

In conclusione dell’incontro, il dott. Caporale ha ribadito che il personale delle Camere di Commercio accorpate sarà interessato da una intensa attività di riqualificazione,  attraverso corsi di formazione, per facilitarne la riconversione professionale ed il ricollocamento all’interno dei rispettivi enti di appartenenza.

Entro il mese di giugno dovranno chiudersi le intese tra Unioncamere e Ministero dello Sviluppo Economico per cui i prossimi incontri si terranno, presumibilmente, in date ravvicinate.

Vi terremo aggiornati.

Buon lavoro a tutti

Dipartimento Nazionale

Camere di Commercio

                                                                                                                      Lucia Grasso      Alessandro Tassi




Incontro alla Unioncamere sulla riforma delle Camere di Commercio

Di seguito, il testo comunicato relativo alla riunione tenutosi alla Unioncamere Nazionale coi sindacati relativamente alla riforma delle Camere di Commercio

 

Care Colleghe e cari Colleghi,

il 27 gennaio u.s. si è tenuto presso la sede di Unioncamere Nazionale tra i Sindacati rappresentativi della funzione pubblica (CSA RAL, CGIL, CISL, UIL), il Segretario Generale di Unioncamere Dr. Tripoli e il Dr. Caporale un incontro di aggiornamento sui temi della riforma delle Camere di Commercio.

Con riguardo allo stato di avanzamento dei lavori Unioncamere si è limitata a qualche accenno su alcune tematiche, senza peraltro fornire alla parte Sindacale (come spesso avviene) alcuna documentazione sull’oggetto della discussione.

Ad oggi nessuna concreta risposta alle richieste già formulate da parte sindacale.

Riguardo agli accorpamenti Unioncamere ha riferito che altre Camere di Commercio, rispetto alle attuali accorpate, avrebbero espresso volontà di accorparsi.

E’ stato ribadito che gli accorpamenti devono essere governati in maniera tale da non generare esuberi di personale salvaguardando le professionalità esistenti.

Il Segretario dr. Tripoli ha comunicato che per le Camere accorpate ed in corso di accorpamento, (ma presumibilmente per tutte), verrà predisposta una scheda nella quale saranno valorizzati gli ambiti sui cui lavorare (sedi – sedi staccate – aziende speciali – personale).

Il CSA, al fine di evitare il verificarsi di una chiusura indiscriminata di sedi, sedi secondarie, sedi staccate prescindendo, tra l’altro, dalla necessità delle imprese di avere l’erogazione dei servizi nel territorio ove queste operano (i servizi on line spesso non sono in grado di sopperire pienamente al servizio fornito dallo sportello territoriale), ha sollecitato Unioncamere a monitorare / vigilare affinché il processo degli accorpamenti garantisca nei territori la sussistenza di sedi secondarie/staccate soprattutto laddove sono presenti importanti distretti produttivi.

Relativamente alle Aziende speciali Unioncamere ha comunicato che saranno ridimensionate tendenzialmente secondo due direttrici:

– verticale ossia considerando la possibilità di conferimento di alcune aziende speciali in società nazionali (con diramazioni territoriali) ove caratterizzate da uguale mission

– orizzontale ossia con aggregazioni su base regionale (una o più per regione o infraregionale).

E’ stato ribadito come, in ogni caso, le aggregazioni non debbano generare esuberi di personale.

Sul tema della sostenibilità finanziaria Unioncamere ha comunicato che sta lavorando su un progetto finalizzato alla richiesta al Ministero dello Sviluppo Economico teso ad aumentare del 20% il diritto annuale. E’ stato ribadito come il taglio del 50% del diritto annuale metta a rischio la sostenibilità finanziaria delle Camere di Commercio e come a questa stortura vada messo rimedio al più presto.

Con riguardo alla determinazione di costi standard per servizi camerali, Unioncamere ha comunicato di averne sospeso i lavori potendo, tale determinazione, incidere negativamente sulla questione del personale. (In proposito Vi ricordo la nota della nostra Segreteria Nazionale trasmessa, anche all’Unione, in data 16 gennaio 2017 ad oggetto “Impugnazione dell’art. 10 della legge 124/2015 da parte di alcune Giunte Regionali” nella quale abbiamo evidenziato che “Poteva anche presumersi, quantomeno, che i suddetti tagli non si fermassero lì, bensì preludessero ad una prossima o graduale, ma definitiva, soppressione dell’intero sistema camerale, grazie alla cancellazione del criterio delle dotazioni organiche e all’avvento universale dei cc.dd. “indicatori di riferimento di costo e fabbisogno” (art. 33, quarto comma, della riforma costituzionale Renzi/Boschi) usati in qualità di strumenti della soluzione finale di enti, istituti e piante occupazionali”).

Infine Unioncamere circa i ricorsi al Decreto di riforma delle Camere di Commercio finora presentati alla Corte Costituzionale (Regione Toscana e Lombardia) ha comunicato che, a loro modo di vedere, tali ricorsi non dovrebbero ostacolare l’iter previsto dal decreto considerato il tempo che potrebbe impiegare la Corte Costituzionale per esprimersi in merito.

Il CSA è dell’avviso che non sia da sottovalutare la possibilità che i ricorsi presentati dalle suddette Regioni (e da altre Regioni che nel frattempo si dovessero unire alle precedenti) possano mettere nel nulla il Decreto di riforma delle Camere di Commercio e tutti gli atti ad esso conseguenti.

Il prossimo incontro è previsto per la seconda metà del mese di febbraio al quale ne seguiranno altri, presumibilmente in date ravvicinate, considerato che entro il mese di giugno dovrebbero chiudersi le intese politiche tra Unioncamere e Ministero dello Sviluppo Economico.

Lucia Grasso




A tutela del personale delle Camere di Commercio

Proponiamo il testo della lettera inviata il 16 gennaio ai Presidenti delle Camere di Commercio operanti sul territorio nazionale, ai Presidenti delle Camere di Commercio Italiane all’estero, al Presidente dell’Unioncamere nazionale, alla Presidenza della Conferenza Stato-Regioni, ai Presidenti delle Regioni e, p.c. Ai Dipendenti delle Camere di Commercio Alla Confindustria, in merito all’impugnazione dell’art.10 della Legge Madia da parte di alcune Giunte Regionali

Egregi Presidenti,

come probabilmente già saprete, dalla data del 10 gennaio u.s. due regioni (Toscana e Lombardia) hanno sollevato, in breve successione temporale tra loro, questione di illegittimità dell’art.10 della c.d. “riforma della P.A.” dinnanzi alla Corte Costituzionale.

Questa decisione ci giunge particolarmente gradita, sia per la pluralità degli organi promotori, sia per il rilevante interesse dimostrato nei confronti degli istituti camerali, da parte dei Governatori e delle Giunte regionali e sia, infine, per l’accoglimento delle nostre istanze sindacali, posto che, dal 16 dicembre 2016, l’Ufficio Legislativo del CSA aveva elaborato e diffuso un parere tecnico-giuridico a riguardo.

Le tesi e gli obiettivi illustrati in tale parere – vertenti specificamente sulla necessità di estendere anche alla CCIAA le censure rivolte dalla sentenza costituzionale n. 251/2016 agli abusi e prevaricazioni della “legge Madia” – si sono infatti dimostrati strettamente coincidenti con quelli evidenziati nei ricorsi già presentati e che fungono da presupposto per una conforme statuizione del Giudice delle Leggi.

D’altronde, le violazioni del principio fondamentale della “leale collaborazione” tra Stato e Regioni, che sono già valse allo smantellamento di almeno 2/3 della legge-delega e dei decreti applicativi, non possono non trovare pedissequo esito anche a riguardo del trattamento, autoritario e arbitrariamente invasivo, che il governo Renzi ebbe ad infliggere ad una gloriosa istituzione quale è il sistema delle CCIAA. E tutto ciò, in assenza di alcuna effettiva e valida motivazione diversa dal forsennato accentramento di poteri nell’Esecutivo, simmetrico alla devastazione di qualsivoglia entità territoriale, specialmente se munita di un certo grado di autonomia giuridica, decisionale e operativa.

Tuttavia, mentre esprimiamo la nostra sincera gratitudine a quanti si sono impegnati nella difesa delle Camere di Commercio, colmando un vuoto di iniziative e azioni di autotutela che – soprattutto dopo la declaratoria di incostituzionalità concernente una vasta gamma di materie (dirigenza pubblica, Asl, ecc.), lasciava impregiudicata la questione delle CCIAA – era divenuto ancor più grave e discriminatorio, ci corre l’obbligo di stigmatizzare l’assordante silenzio riservato a quel che era accaduto, sia da parte di altre sigle sindacali che dagli stessi vertici e strutture di Unioncamere.

In proposito, va constatato (e denunciato ai lavoratori) come codesti “rappresentanti” della categoria avessero completamente abdicato ai propri ruoli istituzionali, giacché contro il “taglio” (in realtà, un dimezzamento operato con precisione chirurgica!) delle camere e dei dipendenti (nell’ordine di alcune migliaia) non si erano preoccupati di alzare un dito!

E poteva anche presumersi, quantomeno, che i suddetti “tagli” non si fermassero lì, bensì preludessero ad una prossima o graduale, ma definitiva, soppressione dell’intero sistema camerale, grazie alla cancellazione del criterio delle dotazioni organiche e all’avvento universale dei cc.dd. “indicatori di riferimento di costo e di fabbisogno” (art.33, quarto comma, della riforma costituzionale Renzi/Boschi) usati in qualità di strumenti della soluzione finale di enti, istituti e piante occupazionali.

Ma, anche a fronte di simili rischi, paralleli a quelli corsi dai dipendenti delle Regioni, “esodandi” dalla mezzanotte del 4 dicembre 2016, ove la riforma del Titolo V non fosse finita nel secchio della spazzatura assieme a tutto il Ddl costituzionale bocciato dal referendum, non sembra proprio che si sia levata una pur flebile opposizione.

Ora, è da ritenersi necessario che le Camere, a seguito e nell’occasione delle impugnazioni promosse dalle menzionate due regioni (alle quali, ci si augura, possano aggiungersi altre adesioni di eguale statura), riprendano, univocamente e unitariamente, la soggettività di enti pubblici muniti delle non trascurabili attribuzioni conferite loro dalla legislazione vigente ed in continuità con una tradizione che va, semmai, sviluppata ed attualizzata, in armonia con gli scenari politico-costituzionali che potranno affermarsi in un nuovo modello di assetto e di equilibri fra poteri e autonomie.

Nel contempo, occorre valutare delle strategie di intervento affinché gli incombenti dei ricorsi alla Corte costituzionale non gravino esclusivamente sull’azione delle Regioni, bensì ricevano il contributo diretto della Unioncamere, ovvero di singoli plessi camerali anche attraverso la proposizione di ricorsi “ad adiuvandum” per quelli già al vaglio della Consulta o, in alternativa, con l’accesso a procedure incidentali consistenti nell’attivare azioni giudiziarie (civili o amministrative) nell’ambito delle quali chiedere e ottenere la rimissione degli atti processuali – previo riconoscimento della non fondatezza della questione – alla Corte, con la finalità di pervenire alla cancellazione, dall’ordinamento giuridico, del succitato art. 10 L. 124/2015.

La qual cosa, naturalmente, non esclude, anzi, deve accompagnarsi a contestuali iniziative sindacali di rivendicazione dei diritti dei dipendenti delle CCIAA, sia in termini contrattuali che salariali, all’interno di un piano di rifinanziamento, considerando che, se il dimezzamento del diritto (di contribuzione) poteva corrispondere ad un provvedimento in qualche misura propedeutico al programma di ristrutturazione delle Camere con conseguente decremento della loro redditività, efficienza e funzionalità per le utenze imprenditoriali, l’assai probabile (oltreché imminente) declaratoria di incostituzionalità dell’art. 10 cit. consente di implementare uno o più progetti di riqualificazione degli istituti camerali che possano assegnare loro un ruolo anche maggiore nel contesto delle dinamiche e delle relazioni economico-produttive del futuro.

Non va dimenticato, in tal senso, che la bocciatura della riforma costituzionale, recupera alla potestà regionale un vasto numero di funzioni quali, ad esempio, il commercio con l’estero, la gestione del mercato del lavoro e così via, la cui piena esercitabilità delinea notevoli potenzialità di ordine sociale ed economico fin’ora schiacciate dal centralismo e dal dirigismo statali, nelle quali le CCIAA dovranno svolgere un ruolo da protagoniste.

(firmata dal Responsabile Ufficio Legislativo Prof. Avv. Nicola Coco, dal Segretario Generale Francesco Garofalo, dai Capi Dipartimento Camere di Commercio CSA Lucia Grasso e Alessandro Tassi)




Il Dipartimento Camere di Commercio in audizione

In questi giorni, i Capi Dipartimento Camere di Commercio CSA RAL, Alessandro Tassi e Lucia Grasso, sono intervenuti in audizione presso le Commissioni X (Attività Produttive) di Camera e Senato, per l’esame dello “Schema di decreto legislativo di riordino delle Camere di Commercio, industria, artigianato e agricoltura”.

In entrambe le sedi, i nostri dirigenti hanno esposto i vari punti di criticità del decreto in oggetto, a partire dalle questioni che riguardano la salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori del Sistema camerale, il taglio delle funzioni e delle risorse e il dimezzamento delle Camere di Commercio.

In chiusura, Tassi e Grasso hanno esposto alle Commissioni alcune proposte emendative al decreto stesso.

Nei prossimi giorni pubblicheremo degli approfondimenti a cura dei Capi Dipartimento. Nel frattempo, è possibile prendere visione del testo dell’audizione in Senato e della registrazione video della seduta svoltasi alla Camera nella giornata di ieri.




Camere di Commercio: proclamazione dello stato di agitazione del personale

In data odierna, il CSA RAL – Segreteria Nazionale ha proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale del Sistema Camerale in reazione al decreto di riforma delle Camere di Commercio approvato, in esame preliminare, il 25 agosto 2016 dal Consiglio dei Ministri, che non offre  alcuna reale garanziariguardo i livelli occupazionali e la razionalizzazione delle dotazioni organiche, e che nella riorganizzazione del Sistema camerale cela tagli lineari ai finanziamenti, alle funzioni e servizi alle imprese, al personale, alle sedi periferiche senza che siano stati attivati tavoli di diretto confronto con i rappresentanti della OO.SS. nazionali maggiormente rappresentative e di fronte al rischio di pesanti ricadute occupazionali.

In particolare, il decreto in oggetto prevede quanto segue:

– riduzione del numero delle Camere dalle attuali 105 a non più di 60, ferme restando la presenza di almeno 1 CdC per Regione e l’accorpamento delle Camere con meno di 75.000 imprese iscritte;

– conferma del taglio del 50% del diritto annuale dal 2017;

– riduzione del numero dei consiglieri: 16 nelle Camere fino a 80.000 imprese e 22 in quelle maggiori;

– limite di due mandati e gratuità degli incarichi negli organi, nonché limiti al trattamento economico di amministratori e dirigenti;

– accorpamento delle Aziende speciali che svolgono compiti simili e razionalizzazione delle partecipazioni.

 




Riforma Camere di Commercio: No ai tagli di personale e di funzioni

Pubblichiamo il comunicato diramato in data odierna dalla Segreteria Nazionale riguardante il decreto di riforma delle Camere di Commercio, il cui schema prevede tagli di personale.

Cliccare qui per visualizzare il Comunicato del 20 luglio




COMUNICATO – Riunione del 22-6-2016 sul riordino del sistema camerale

Si pubblica il comunicato Tavolo permanente nazionale di confronto sul riordino del sistema camerale – Riunione del 22 Giugno 2016.

Visualizza il comunicatoTavolo permanente nazionale di confronto sul riordino del sistema camerale – Riunione del 22 Giugno 2016.




Riforma sistema camerale – Richiesta urgente di incontro

Si pubblica il documento Riforma sistema camerale – Richiesta urgente di incontro.

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COMUNICATO – Assemblea Nazionale Dip. Camere di Commercio

Si pubblica il Comunicato – Assemblea Nazionale Dipartimento Camere di Commercio Roma 6 Aprile 2016 – Riforma Camere di Commercio.

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