Dipartimento Regioni: Verbale della riunione del 23 maggio

 

In apertura, il Segretario Generale illustra le finalità dell’incontro, fissando come primo punto la raccolta di firme avviata tempo addietro tra i lavoratori e le lavoratrici iscritti per verificarne il consenso ad avviare delle azioni legali al fine di far abrogare la Legge Delrio. Secondo Garofalo, in base a quanto ha potuto constatare personalmente, c’è la volontà di tornare allo stato antecedente al referendum costituzionale e pone in particolare l’accento sugli appartenenti al corpo di Polizia Provinciale, che si trovano in una situazione di stallo e, di fatto, non possono più espletare la propria attività.

La questione va esaminata categoria per categoria e regione per regione, in quanto i trasferimenti attuati da ciascun Ente Regione hanno seguito criteri difformi. Ma il problema riguarda tutta l’Italia e pertanto il Dipartimento, afferma il Segretario, deve avere ben chiara la situazione per poter poi predisporre una piattaforma con cognizione di causa. In sostanza, si tratta di coniugare la doverosa battaglia che va fatta contro una legge che è anticostituzionale a tutti gli effetti, e l’azione volta a ricomporre le declaratorie contrattuali in base a quanto è accaduto.

Tutta la vicenda si interseca con la rappresentatività e le prossime elezioni RSU. I trasferimenti di personale hanno alterato gli equilibri in tal senso, il che impone di trovare un meccanismo per salvaguardare le nostre posizioni e così evitare che i sindacati confederali acquistino maggiore forza.

Prima ancora, però, bisogna elaborare proposte concrete e sostenibili. Secondo Garofalo, tornare alla situazione pre-Delrio sarebbe un bene. La realtà è che la provincia, nel frattempo, è stata svuotata nelle funzioni e in taluni casi hanno subito la sovrapposizione dell’Area Metropolitana e dell’Area Vasta. Ma il fatto più grave è che le Province oggi non hanno più il ristorno dei fondi dal governo centrale, bensì soltanto una quota parte.

Passando all’esame delle singole realtà regionali, Luigi Serra ha affermato che in Piemonte la situazione è insostenibile; ben 800 dipendenti sono stati trasferiti dalla Provincia alla Regione, una parte come “riallocati” lavorano nelle funzioni che la Regione si è ripresa, una parte come “distaccati”, svolgono funzioni riprese dalla Regione ma delegate alla Provincia, e sono comunque pagati dalla Regione. Quindi il problema è che il fondo sul quale sono inserite queste 800 persone è il loro fondo provinciale storico, proporzionalmente più basso di quello regionale.  In prospettiva quindi si aspettano un aumento, poiché le indennità sono maggiori in Regione che in Provincia, e nessuno vuole fare il passo indietro. E tali criticità vanno di pari passo con le RSU.

Daniela Brini conferma che i colleghi della Provincia sono restii a tornare indietro, e se proprio questo dovesse accadere, dovrebbe essere assicurato un aumento salariale.

In aggiunta a quanto indicato dai colleghi della Regione Piemonte, rendo noto che nel corso della raccolta firme per l’abolizione della Delrio, diversi lavoratori della Città Metropolitana di Torino si sono rifiutati di firmare la petizione auspicando un trasferimentodelle funzioni e del personale alla Regione che come ente offre maggiore garanzia di solidità e uno stipendio più alto (AkimZanforlin).

Garofalo interviene per sottolineare che, a prescindere dalle RSU, bisogna innanzitutto rasserenare i lavoratori e sviluppare una piattaforma che li salvaguardi al di là della loro attuale collocazione. I dipendenti di Regioni, Province ed Enti Locali devono essere tutti uguali. Di fatto, il problema non è tanto il Contratto Nazionale quanto i Contratti Decentrati, dove si sono create situazioni di disparità che non dovrebbero esserci.

Per quanto riguarda il Piemonte, alla luce dei trasferimenti attuati, bisogna capire su quanti RSU puntare per avere un risultato migliore. Se gli 800 di cui si parlava non votano CSA gli equilibri in regione si spostano enormemente; pertanto va fatta un’analisi precisa e successivamente predisporre la piattaforma.

In tale prospettiva, un punto nodale da chiarire è se ci si deve battere contro la Delrio a prescindere dai lavoratori. Si osserva infatti che livellare oggi i due mondi significa livellare i contratti decentrati, con la conseguenza di scendere, anziché salire. Più a monte, il problema è come muoversi per far sì che il Contratto Nazionale riporti al centro la soddisfazione dei dipendenti, stabilendo un livello di garanzia per tutti.

Santino Paladino, dopo aver fatto presente che in Sicilia la situazione è drammatica, afferma che innanzitutto bisogna tutelare i dipendenti che possono ritrovarsi da un momento all’altro senza stipendio. Quanto alla raccolta delle firme, bisogna dargli un seguito, anche se non sarà facile, perché è un’azione che ci fa distinguere dal nulla delle altre organizzazioni sindacali. A suo avviso, inoltre, dovremmo inserirci sul discorso della conversione in legge del DL 50 del 24 aprile, recante iniziative a favore degli enti territoriali. Da questa riunione dovrebbe uscire un documento che dica ai dipendenti delle province italiana che c’è un sindacato che sta provvedendo a portare proposte concrete. Perciò dobbiamo proporci anche come soggetto politico e cercare dei contatti negli ambienti politici. In merito, è evidente che qualcosa sta cambiando, lo stesso PD ha fatto dei passi indietro rispetto alla Delrio. Comunque, il massimo obiettivo è quello di far sì che i contributi in favore delle province, delle regioni a statuto ordinario, finalizzati rispettivamente all’esercizio delle funzioni fondamentali siano innalzati da 110 a 650 milioni. L’80% di questi enti non può chiudere il bilancio e quando si va in dissesto si comincia subito a parlare di esuberi e mobilità. Oltretutto, afferma ancora Paladino, la Sicilia è esclusa dal DL 50. In conclusione, afferma che bisogna al più presto predisporre un documento in merito e cercare di farlo arrivare direttamente alla Ministra Madia.

Anche Pierfrancesco Lincol sostiene che nella propria regione i lavoratori trasferiti non vogliono tornare alle province, perché mancano adeguate garanzie sullo stipendio. Poi la partecipazione alle RSU va da sé. Ora bisogna stringere legami fra le varie strutture territoriali per recuperare qui dipendenti delle province che, nel passaggio alla regione, si sono persi per strada. In definitiva, propone che la Segreteria Generale dia una direttiva per il coordinamento delle segreterie provinciali e regionali CSA.

Tullio Chetta (Lecce) afferma che bisognerebbe spostare l’attenzione dai lavoratori ai cittadini, che si trovano ad avere strade e scuole non manutenute e che magari devono fare centinaia di chilometri per proporre un’istanza. Proprio per evitare lunghi spostamenti la Regione Puglia, ad es. per la funzione turismo, ha aggirato il problema lasciando propri dipendenti in avvalimento presso le province. Facendo capire alla gente che questi disagi sono provocati da una legge malsana, di cui le province ed i loro dipendenti sono stati le vittime, il consenso nei nostri confronti salirebbe enormemente. Pertanto, dobbiamo fare in modo che le province riacquistino le loro funzioni, e il passo conseguente sarà il ritorno del personale. Sta di fatto che in molte province i dipendenti non percepiscono lo stipendio e diversi presidenti delle stesse si sono cautelati facendo denunce presso le Procure. Infine, è auspicabile che i cittadini tornino a esprimere i loro rappresentanti presso le Province attraverso il voto a suffragio universale.

Angelo Rossi (Lombardia) presenta un documento  con il quesito concernente la rappresentanza RSU provocata dallo sconquasso delle province, facendo presente che, in base all’art.2 del CCNQ del 10.2.2015, le RSU è formata da tutti i componenti trasferiti nella nuova amministrazione o ufficio, i quali continuano a svolgere le funzioni di componente RSU esclusivamente nell’amministrazione o ufficio dove sono assegnati che riguardano però l’intera RSU della Amministrazione Provinciale in quanto unica sede di lavoro e non solo sulle RSU relativamente alle funzioni trasferite.L’altro quesito riguarda gli RSU trasferiti che non possono votare i CCDI dei regionali in quanto ad oggi sono ancora titolari dei loro fondi e che fino a nuovo CCNL tali fondi sono ancora separati. E chiede che l’Ufficio Legislativo si incarichi di verificare se è possibile impugnare la disposizione.

Secondo il prof. Coco, responsabile dell’Ufficio Legislativo, la soluzione indicata dal citato articolo, valida per periodi di normalità, non può essere applicata nella particolare situazione venutasi a verificare con la soppressione delle province ed il ricollocamento di quote di personale presso altri enti fra cui le regioni. Infatti, questi trasferimenti alterano gravemente gli equilibri maggioritari che si erano realizzati presso gli enti di appartenenza, con violazione dei principi fondamentali che presiedono alle eventuali procedure di rimozione di rappresentanti sindacali. A suo avviso, quindi, la soluzione più plausibile sembrerebbe quella di riportare nelle predette amministrazioni di appartenenza (province) i rappresentanti ed innanzitutto quelli eletti alle RSU, fino alla scadenza del loro mandato, senza ulteriori effetti.

Per quanto riguarda invece la più ampia problematica dello stato giuridico degli istituti provinciali, Coco ha fatto presente che è opportuno sfatare un pregiudizio piuttosto negativo, riguardante l’eventuale rientro di personale ricollocato, qualora la provincia fosse restituita alla sua identità legislativa e costituzionale pregressa, ovvero vigente prima dell’entrata in vigore della legge Delrio. Giova a riguardo osservare che al momento attuale non esiste alcuna preclusione che impedisca al personale ricollocato presso altri enti di permanervi per il tempo necessario previsto dai relativi contratti. Pertanto questa impostazione “salva” perfettamente sia la libertà degli ex-provinciali di continuare a usufruire del nuovo posto ottenuto, sia di promuovere, come sembra giusto e necessario, il ripristino integrale dell’ordinamento provinciale, posto che essendo venuta meno la riforma costituzionale Renzi/Boschi, attualmente ci si trova al cospetto di una specie di mostro giuridico, ossia di una soppressione totale o parziale delle province, mentre esse continuano ad esercitare il ruolo di istituto costituzionale, assegnato loro dalla Carta del 1948.

Sulla Delrio, ha aggiunto Rossi, c’è chi effettivamente sta facendo marcia indietro. Se la legge è anticostituzionale, il problema sussiste. Ma non è la raccolta di firme a fare la differenza. Girando per le province lombarde è stato rilevato che, al di là Bergamo, il CSA non è rappresentato. A Pavia è stato fatto qualcosa ma siamo in salita, recuperare lo svantaggio è dura. Quanto alla questione fondi dobbiamo capire innanzitutto quale è l’intenzione del governo; ma per sbloccarli è chiaro che bisogna innalzare il tetto. E pure la triplice sta lavorando su questo. La regione Lombardia, aggiunge, sta accorpando più funzioni possibili e in pratica sta facendo sparire le province, sino a puntare all’obiettivo più alto di indire un referendum per ottenere addirittura l’autonomia. In definitiva, invita il Segretario a fare una scelta di campo, in chiave meramente sindacale, elaborando proposte condivisibili e che non ci si ritorcano contro.

Franco Colacelloe Carlo Cirasolaaffermano di aver incontrato delle contestazioni quando ha presentato la raccolta delle firme. Da un lato, la Regione Lombardia ha garantito lo stipendio a tutti i dipendenti per farli rimanere nelle province. Dall’altro, le 242 unità inserite nella regione Puglia fanno parte del suo patrimonio e l’azione di accorpamento che riguarda polizia provinciale, biblioteche, musei ecc. rende ancora più problematico il ritorno di tali lavoratori alle province.

Infine, Roberto Milano ha detto che se cancelliamo le province ammettiamo il controllo diretto dello Stato sui comuni, con l’Area Metropolitana che fa da controllore, e così si torna indietro di 40 anni.

Non essendoci altri interventi, Garofalo ringrazia tutti gli intervenuti per l’importante contributo dato alla discussione, che rafforza la centralità del Dipartimento Regioni/Province nell’ambito del CSA. Concorda con chi afferma che le scelte che andremo a fare non dovranno diventare un boomerang, perché se perdiamo i lavoratori delle province, le RSU e la rappresentatività non saremo più nelle condizioni di operare. In pratica, la predisposizione di un documento di carattere generale può andar bene, purché l’organizzazione non si esponga alle critiche degli altri. La questione essenziale è di ripristinare le funzioni delle Province, poi spetterà al governo valutare quanti dipendenti servono.

Come sindacato, il nostro dovere è di tenere tutto sotto controllo, in quanto ben sappiamo che c’è qualcuno che si sta dando da fare per farci fuori dalle RSU; dobbiamo cominciare a dare fastidio organizzando la protesta laddove ce ne sia bisogno; dare dei segnali chiari alla politica su quello che vogliamo e possibilmente avere incontri specifici; definire posizioni e salario.

In conclusione, l’intervento riepilogativo del Segretario generale evidenzia innanzitutto che, come dirigenti sindacali, non dobbiamo ragionare da politici ma da sindacalisti. Per questo, il lavoro del Dipartimento va strutturato per capire cosa è accaduto in tutte le province e quali sono i danni provocati al CSI dal passaggio del personale dalle province alle regioni. La strategia va tarata su quello che ci serve e quindi predisporre la piattaforma con cui formulare chiaramente le nostre richieste, compresa l’abrogazione della Delrio, valutandone altresì la sostenibilità economica.

Angelo Rossi (Lombardia), in qualità di coordinatore del Dipartimento, si incarica di predisporre al più presto un documento di base, che sarà poi girato a tutti i componenti dello stesso, per le opportune osservazioni. Su richiesta di Paladino, sarà elaborato anche un documento che tocchi i problemi emergenti delle province, con richiesta al governo di inserire nell’iter di conversione del DL 50.




Verbale della riunione del Dipartimento Regioni/Province del 13 dicembre

Nel suo intervento introduttivo ai lavori, Francesco Garofalo ha evidenziato innanzitutto che il Dipartimento Enti Regioni/Province è sicuramente uno dei più importanti fra quelli costituiti nell’ambito del CSA, anche alla luce delle criticità che gli enti locali stanno vivendo in questa fase. Noi siamo stati i primi a crearlo, in funzione di ciò che doveva avvenire, e questo ci permetterà realmente di diventare “la storia”.

Del resto, alla luce del voto referendario, oggi la difesa degli enti locali e dei relativi lavoratori è diventata una priorità assoluta, da affrontare con la massima urgenza. Purtroppo siamo in mano a politici che continuano ad aggirare l’ostacolo del voto popolare, ma anche sul fronte di quelli che si sono imbarcati con noi nella battaglia per il NO si nota una certa inefficienza e una mancanza di idee chiare. Quindi, siamo ormai arrivati al punto di dover decidere il nostro futuro con le nostre mani.

Durante la campagna referendaria abbiamo evidenziato il vero problema, che è quello di dare sostegno alla parte debole del paese, ed in particolare ai lavoratori che si trovano maggiormente in difficoltà, vale a dire quelli degli Enti Locali (Province, Regioni e Comuni). E questa è la grande sfida che andremo ad affrontare, passando attraverso il Consiglio Nazionale.

In coerenza con l’obiettivo più volte annunciato di rimettere al centro la “vera” Costituzione, in tutti i suoi aspetti, è stato dato mandato al prof.Nicola Coco, responsabile dell’Ufficio Legislativo, di redigere un documento contenente alcune ipotesi di intervento, concrete e percorribili, che è stato esaminato in loco.

Tale documento – come ha spiegato lo stesso prof. Coco nel corso della riunione – traccia la possibilità di ricorrere alla Corte Costituzionale per far dichiarare l’incostituzionalità della Legge 7 aprile 2014, n.56 (Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni), altrimenti nota come Legge Del Rio, che è affetta da gravi vizi di violazione di principi e regole fondamentali per l’ordinamento italiano, sollevando il conflitto di attribuzioni fra Province e Stato.

Vincere questa battaglia significherebbe anche, e soprattutto, puntare al reintegro dei circa 20mila lavoratori degli Enti Province esodati, che oggi si vedono negare le proprie funzioni e vengono tenuti in “parcheggio”, con contestuale richiesta di risarcimento dei danni subiti dal 2014 ad oggi.

Il Dipartimento si attiverà per vagliare l’attendibilità del progetto attraverso una raccolta di firme fra i lavoratori, che permetterà anche di verificare ciò che essi vogliono realmente e di coinvolgerli come protagonisti attivi della grande sfida che stiamo lanciando alla politica. Una sfida che ha come obiettivo ultimo quello di demolire tutta l’architettura di un sistema che, in questi anni, ha messo nel mirino il lavoro pubblico e privato e che ha sminuito il ruolo degli enti locali anche attraverso la creazione delle Funzioni Locali. Altro cavallo di battaglia è la salvaguardia delle 31 funzioni delle regioni.

Secondo Francesco Garofalo, infatti, proiettare all’esterno l’analisi fatta dal prof.Coco metterà in allarme il governo e troverà spiazzate Cgil Cisl Uil. E questo ci permetterà di acquistare enorme visibilità a tutti i livelli.

Ecco perché bisogna uscire prima degli altri con la nostra proposta, che avrà un effetto così dirompente da sollevare l’interesse della gran massa dei lavoratori, a tutti i livelli. E se ciò si realizzerà, potremmo costituire un vero e proprio Movimento nazionale delle autonomie locali.

Per questo, è importante dotarsi di una organizzazione solida, capillare e convinta di dare una svolta.

Tutti i presenti hanno manifestato grande entusiasmo per l’iniziativa avanzata dal Segretario Generale, approvando all’unanimità il documento predisposto dal prof.Coco.

Su proposta di Santi Paladino, il documento in oggetto sarà integrato con la proposta di abrogazione del comma 418 della legge 190/14, per il quale “Le  province e le  città  metropolitane concorrono al contenimento della spesa  pubblica  attraverso  una  riduzione  della spesa corrente di 1.000 milioni di euro per l’anno 2015, di 2.000 milioni di euro per  l’anno 2016 e di 3.000 milioni di  euro  a decorrere dall’anno 2017. In considerazione delle riduzioni di  spesa di  cui  al  periodo  precedente,  ciascuna provincia e città metropolitana versa ad apposito capitolo di entrata del  bilancio dello Stato un ammontare di risorse  pari  ai  predetti  risparmi  di spesa. Sono escluse dal versamento  di  cui  al  periodo  precedente, fermo restando l’ammontare complessivo  del  contributo  dei  periodi precedenti, le province che risultano in dissesto alla  data  del  15 ottobre 2014. (…)”

Per quanto riguarda l’organizzazione del Dipartimento, a fronte delle varie possibilità prospettate dal Segretario Generale, i presenti, riconoscendogli la massima fiducia circa la migliore soluzione da adottare, gli hanno dato mandato di individuare i nominativi e gli incarichi che ritenga più opportuni.

Il ruolo di Coordinatore del Dipartimento viene quindi assegnato ad Angelo Rossi, che rappresenta un Ente Regione, la Lombardia, che ha una rilevanza significativa nel nostro Sindacato. Inoltre, è stato deciso che ogni Ente Regione e Provincia dovranno fornire un nominativo per comporre una squadra forte, trasparente capace di fare rete e di farsi conoscere, innanzitutto attraverso un costante flusso informativo.

Il Dipartimento – che oltre ai presenti comprende anche i nominativi che hanno dato la propria adesione ma non hanno potuto prendere parte all’incontro odierno – è incaricato di predisporre il documento definitivo da presentare in Consiglio Nazionale, che dovrà essere pronto entro i primi di gennaio, per avviare immediatamente la consultazione fra i lavoratori. A tal fine, sarà predisposta anche la scheda per la raccolta delle firme, che dovrà essere svolta capillarmente in tutte le sedi.

Per dare ulteriore sostegno alla campagna, il Segretario Generale ha reso noto di aver già preso contatto con una autorevole figura del mondo giornalistico per impiantare una strategia che ci permetta di acquisire le necessarie entrature a livello mediatico.

In definitiva, Francesco Garofalo ha ribadito che nella riunione odierna è nato, con il contributo di tutti i presenti, un qualcosa di veramente importante, che va oltre il Dipartimento stesso: il CSA sta proponendo una reale alternativa ai lavoratori, che certamente permetterà di avvicinarli. La storia siamo noi, nessuno escluso!

 

Il Segretario Generale

Francesco Garofalo

 

DOCUMENTAZIONE ALLEGATA

Relazione Ufficio Legislativo

Scheda raccolta firme