Il Report del Segretario Generale – Luglio 2017

Con l’approssimarsi della pausa estiva, il Segretario Generale ha predisposto, come è divenuta ormai tradizione, il proprio Report a carattere politico/sindacale, relativo al periodo trascorso fra l’assemblea di Chianciano ed oggi.

Si evidenzia che, stavolta, sono state realizzate due versioni del Report, una per CSA e l’altra per FIADEL, che differiscono solo nella parte conclusiva, visualizzabili tramite i link sottostanti.

REPORT CSA

REPORT FIADEL

 




Sanremo: il CSA proclama lo stato di agitazione per gli agenti di PL

Pubblichiamo un articolo dove il segretario regionale ligure CSA, Fulvio Monfrecola, illustra  motivi per i quali il sindacato ha proclamato lo stato di agitazione per gli agenti di Polizia Locale di Sanremo.

Riposi soppressi, ercuperi non concessi, ferie vietate nei periodi clou, servizi prolungati in occasione di manifestazioni. E’ ormai da tempo che gli agenti della Polizia Municipale di Sanremo sono costretti a subire questa situazione, dovuta anche al fatto che sono sotto organico (sole 59 unità).

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Comunicazione del Segretario Generale in vista delle elezioni RSU

Con l’approssimarsi delle elezioni RSU 2018/20, tutte le strutture e i dirigenti CSA sono chiamati ad attivarsi col massimo impegno.

In primo luogo, bisogna verificare presso gli enti la correttezza della rilevazione delle deleghe e la corrispondenza dell’importo, da noi indicato, delle trattenute, che comunque non dovrà essere inferiore alla soglia minima, come già comunicatoVi nelle precedenti note.

Raccomando, altresì, che la documentazione inerente riporti solo l’intestazione “CSA – Regioni Autonomie Locali” senza riferimento ad ulteriori sigle e che sia prestata la massima attenzione a tutte le fasi procedurali, per evitare di incorrere in annullamenti che farebbero scendere il nostro livello di rappresentatività.

Stiamo vivendo un momento a dir poco cruciale della nostra storia e, a mio avviso, ci sono tutte le premesse affinché si possa delineare una posizione di maggiore forza del CSA nello scenario sindacale nazionale. Per tale motivo il lavoro va orientato su un duplice binario: da un lato, definire le future piattaforme contrattuali relative alle varie categorie delle Funzioni Locali; dall’altro, muoversi capillarmente sui territori per individuare le persone che vogliono impegnarsi nell’attività sindacale e quindi candidarsi alle RSU.

Ribadisco, con estrema convinzione, che alla luce del grande lavoro che abbiamo svolto in questi ultimi anni, con estremo sacrificio da parte di tutti,  e dei nuovi incrementi che hanno rafforzato la nostra rappresentatività territoriale, si possa ambire a grandissimi traguardi.

Indispensabile condizione affinché ciò si concretizzi realmente è che vi sia uno sforzo reale e convinto delle nostre strutture e dei nostri dirigenti, nessuno escluso, mettendo da parte eventuali personalismi o gelosie di sorta.

Nel frattempo, faremo di tutto per imporci sul tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, anche al fine di recuperare quanto più possibile quello che è stato perso in questi lunghi anni di attesa, con l’intento di portare avanti politiche di risposta reale alle esigenze degli enti locali, puntando sulla professionalità di ciascuna categoria.

In tale prospettiva abbiamo come punto fermo la posizione strategica assunta da alcune componenti del CSA, che attraverso i rispettivi Dipartimenti – Polizia Locale, Scuola, Regioni/Province, Quadri/Tecnici, Camere di Commercio, Welfare e Pari Opportunità – stanno facendo un egregio lavoro, affinché ognuno veda riconosciuto il proprio ruolo e i diritti che gli spettano e che gli sono stati negati in tutti questi anni.

Il Segretario Generale

Francesco Garofalo




Incontro all’ARAN per il rinnovo contrattuale

 

Si è svolto oggi il previsto incontro tra le OO.SS. rappresentative nel pubblico impiego e l’ARAN, sui temi relativi alla stagione contrattuale 2016/18.

Tale incontro, nei giorni scorsi, ha fatto diffondere la convinzione che si è giunti concretamente all’apertura delle trattative per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego.

In realtà non sono state ancora emanate le consuete direttive all’ARAN dai vari comitati di settore e pare che solo quelle relative al comparto Amministrazioni Centrali sia prossima all’emanazione e pertanto, in assenza di tale fondamentale passaggio, è ben difficile immaginare che si possa aprire concretamente la contrattazione tra l’Agenzia di rappresentanza contrattuale delle pubbliche amministrazioni e le Federazioni di categoria rappresentative nei vari nuovi comparti.

Ciò nonostante, è palese che il quadro normativo di riferimento ha subito consistenti modifiche con i recenti interventi legislativi e che taluni di questi interventi introducono o modificano norme comuni a tutti i comparti, non afferenti a specialità contrattuali, e che sarebbe opportuno cercare di avere una gestione sollecita di tali aspetti, al fine di offrire alla contrattazione dei comparti un quadro stabile di riferimento.

Resta ovviamente aperto il rilevante aspetto economico che a nostro avviso è ben lungi dall’essere definito.

In tal senso si è espressa la delegazione CISAL, che pur confermando la propria disponibilità all’avvio di un immediato confronto collaborativo su tutti gli aspetti che non afferiscono all’autonomia contrattuale dei singoli comparti, ma che hanno un effetto “cornice” e che derivano da provvedimenti legislativi, ha precisato che la dimensione degli importi per i rinnovi contrattuali, i famosi 85 euro, sono assolutamente inadeguati e, invece, occorrono stanziamenti decisamente più consistenti. Considerato che la prossima legge di stabilità è ancora da definire, è necessario che sia rivisto lo stanziamento.

Anche un altro capitolo, come quello della previdenza complementare, che pure è salito all’onore delle cronache e si ritiene bisognoso di interventi di sostegno, paga una contraddizione di fondo: è ben congruo parlare di interventi sulla previdenza complementare, magari destinando una parte delle risorse contrattuali, quando, per il lungo periodo di blocco dei contratti, i lavoratori pubblici hanno subito anche un danno che pagheranno per il resto della vita con il mancato adeguamento del montante contributivo.

Nei prossimi giorni si delineerà se si procederà con il proseguo del confronto tra confederazioni rappresentative e l’Agenzia, sui temi generali come su detto, o se, in presenza di un’eventuale accelerazione dell’atto di indirizzo per il settore Amministrazioni Centrali, si potrà direttamente avviare il confronto in tale settore cogliendo anche la possibilità di effettuare un approccio ai temi più generali e comuni.

Riservandoci di diffondere con tempestività i prossimi aggiornamenti, si inviano cordiali saluti.

 

Il Segretario Generale

Francesco Garofalo

 

 

 

 

 

 




Dipartimento Regioni: Verbale della riunione del 23 maggio

 

In apertura, il Segretario Generale illustra le finalità dell’incontro, fissando come primo punto la raccolta di firme avviata tempo addietro tra i lavoratori e le lavoratrici iscritti per verificarne il consenso ad avviare delle azioni legali al fine di far abrogare la Legge Delrio. Secondo Garofalo, in base a quanto ha potuto constatare personalmente, c’è la volontà di tornare allo stato antecedente al referendum costituzionale e pone in particolare l’accento sugli appartenenti al corpo di Polizia Provinciale, che si trovano in una situazione di stallo e, di fatto, non possono più espletare la propria attività.

La questione va esaminata categoria per categoria e regione per regione, in quanto i trasferimenti attuati da ciascun Ente Regione hanno seguito criteri difformi. Ma il problema riguarda tutta l’Italia e pertanto il Dipartimento, afferma il Segretario, deve avere ben chiara la situazione per poter poi predisporre una piattaforma con cognizione di causa. In sostanza, si tratta di coniugare la doverosa battaglia che va fatta contro una legge che è anticostituzionale a tutti gli effetti, e l’azione volta a ricomporre le declaratorie contrattuali in base a quanto è accaduto.

Tutta la vicenda si interseca con la rappresentatività e le prossime elezioni RSU. I trasferimenti di personale hanno alterato gli equilibri in tal senso, il che impone di trovare un meccanismo per salvaguardare le nostre posizioni e così evitare che i sindacati confederali acquistino maggiore forza.

Prima ancora, però, bisogna elaborare proposte concrete e sostenibili. Secondo Garofalo, tornare alla situazione pre-Delrio sarebbe un bene. La realtà è che la provincia, nel frattempo, è stata svuotata nelle funzioni e in taluni casi hanno subito la sovrapposizione dell’Area Metropolitana e dell’Area Vasta. Ma il fatto più grave è che le Province oggi non hanno più il ristorno dei fondi dal governo centrale, bensì soltanto una quota parte.

Passando all’esame delle singole realtà regionali, Luigi Serra ha affermato che in Piemonte la situazione è insostenibile; ben 800 dipendenti sono stati trasferiti dalla Provincia alla Regione, una parte come “riallocati” lavorano nelle funzioni che la Regione si è ripresa, una parte come “distaccati”, svolgono funzioni riprese dalla Regione ma delegate alla Provincia, e sono comunque pagati dalla Regione. Quindi il problema è che il fondo sul quale sono inserite queste 800 persone è il loro fondo provinciale storico, proporzionalmente più basso di quello regionale.  In prospettiva quindi si aspettano un aumento, poiché le indennità sono maggiori in Regione che in Provincia, e nessuno vuole fare il passo indietro. E tali criticità vanno di pari passo con le RSU.

Daniela Brini conferma che i colleghi della Provincia sono restii a tornare indietro, e se proprio questo dovesse accadere, dovrebbe essere assicurato un aumento salariale.

In aggiunta a quanto indicato dai colleghi della Regione Piemonte, rendo noto che nel corso della raccolta firme per l’abolizione della Delrio, diversi lavoratori della Città Metropolitana di Torino si sono rifiutati di firmare la petizione auspicando un trasferimentodelle funzioni e del personale alla Regione che come ente offre maggiore garanzia di solidità e uno stipendio più alto (AkimZanforlin).

Garofalo interviene per sottolineare che, a prescindere dalle RSU, bisogna innanzitutto rasserenare i lavoratori e sviluppare una piattaforma che li salvaguardi al di là della loro attuale collocazione. I dipendenti di Regioni, Province ed Enti Locali devono essere tutti uguali. Di fatto, il problema non è tanto il Contratto Nazionale quanto i Contratti Decentrati, dove si sono create situazioni di disparità che non dovrebbero esserci.

Per quanto riguarda il Piemonte, alla luce dei trasferimenti attuati, bisogna capire su quanti RSU puntare per avere un risultato migliore. Se gli 800 di cui si parlava non votano CSA gli equilibri in regione si spostano enormemente; pertanto va fatta un’analisi precisa e successivamente predisporre la piattaforma.

In tale prospettiva, un punto nodale da chiarire è se ci si deve battere contro la Delrio a prescindere dai lavoratori. Si osserva infatti che livellare oggi i due mondi significa livellare i contratti decentrati, con la conseguenza di scendere, anziché salire. Più a monte, il problema è come muoversi per far sì che il Contratto Nazionale riporti al centro la soddisfazione dei dipendenti, stabilendo un livello di garanzia per tutti.

Santino Paladino, dopo aver fatto presente che in Sicilia la situazione è drammatica, afferma che innanzitutto bisogna tutelare i dipendenti che possono ritrovarsi da un momento all’altro senza stipendio. Quanto alla raccolta delle firme, bisogna dargli un seguito, anche se non sarà facile, perché è un’azione che ci fa distinguere dal nulla delle altre organizzazioni sindacali. A suo avviso, inoltre, dovremmo inserirci sul discorso della conversione in legge del DL 50 del 24 aprile, recante iniziative a favore degli enti territoriali. Da questa riunione dovrebbe uscire un documento che dica ai dipendenti delle province italiana che c’è un sindacato che sta provvedendo a portare proposte concrete. Perciò dobbiamo proporci anche come soggetto politico e cercare dei contatti negli ambienti politici. In merito, è evidente che qualcosa sta cambiando, lo stesso PD ha fatto dei passi indietro rispetto alla Delrio. Comunque, il massimo obiettivo è quello di far sì che i contributi in favore delle province, delle regioni a statuto ordinario, finalizzati rispettivamente all’esercizio delle funzioni fondamentali siano innalzati da 110 a 650 milioni. L’80% di questi enti non può chiudere il bilancio e quando si va in dissesto si comincia subito a parlare di esuberi e mobilità. Oltretutto, afferma ancora Paladino, la Sicilia è esclusa dal DL 50. In conclusione, afferma che bisogna al più presto predisporre un documento in merito e cercare di farlo arrivare direttamente alla Ministra Madia.

Anche Pierfrancesco Lincol sostiene che nella propria regione i lavoratori trasferiti non vogliono tornare alle province, perché mancano adeguate garanzie sullo stipendio. Poi la partecipazione alle RSU va da sé. Ora bisogna stringere legami fra le varie strutture territoriali per recuperare qui dipendenti delle province che, nel passaggio alla regione, si sono persi per strada. In definitiva, propone che la Segreteria Generale dia una direttiva per il coordinamento delle segreterie provinciali e regionali CSA.

Tullio Chetta (Lecce) afferma che bisognerebbe spostare l’attenzione dai lavoratori ai cittadini, che si trovano ad avere strade e scuole non manutenute e che magari devono fare centinaia di chilometri per proporre un’istanza. Proprio per evitare lunghi spostamenti la Regione Puglia, ad es. per la funzione turismo, ha aggirato il problema lasciando propri dipendenti in avvalimento presso le province. Facendo capire alla gente che questi disagi sono provocati da una legge malsana, di cui le province ed i loro dipendenti sono stati le vittime, il consenso nei nostri confronti salirebbe enormemente. Pertanto, dobbiamo fare in modo che le province riacquistino le loro funzioni, e il passo conseguente sarà il ritorno del personale. Sta di fatto che in molte province i dipendenti non percepiscono lo stipendio e diversi presidenti delle stesse si sono cautelati facendo denunce presso le Procure. Infine, è auspicabile che i cittadini tornino a esprimere i loro rappresentanti presso le Province attraverso il voto a suffragio universale.

Angelo Rossi (Lombardia) presenta un documento  con il quesito concernente la rappresentanza RSU provocata dallo sconquasso delle province, facendo presente che, in base all’art.2 del CCNQ del 10.2.2015, le RSU è formata da tutti i componenti trasferiti nella nuova amministrazione o ufficio, i quali continuano a svolgere le funzioni di componente RSU esclusivamente nell’amministrazione o ufficio dove sono assegnati che riguardano però l’intera RSU della Amministrazione Provinciale in quanto unica sede di lavoro e non solo sulle RSU relativamente alle funzioni trasferite.L’altro quesito riguarda gli RSU trasferiti che non possono votare i CCDI dei regionali in quanto ad oggi sono ancora titolari dei loro fondi e che fino a nuovo CCNL tali fondi sono ancora separati. E chiede che l’Ufficio Legislativo si incarichi di verificare se è possibile impugnare la disposizione.

Secondo il prof. Coco, responsabile dell’Ufficio Legislativo, la soluzione indicata dal citato articolo, valida per periodi di normalità, non può essere applicata nella particolare situazione venutasi a verificare con la soppressione delle province ed il ricollocamento di quote di personale presso altri enti fra cui le regioni. Infatti, questi trasferimenti alterano gravemente gli equilibri maggioritari che si erano realizzati presso gli enti di appartenenza, con violazione dei principi fondamentali che presiedono alle eventuali procedure di rimozione di rappresentanti sindacali. A suo avviso, quindi, la soluzione più plausibile sembrerebbe quella di riportare nelle predette amministrazioni di appartenenza (province) i rappresentanti ed innanzitutto quelli eletti alle RSU, fino alla scadenza del loro mandato, senza ulteriori effetti.

Per quanto riguarda invece la più ampia problematica dello stato giuridico degli istituti provinciali, Coco ha fatto presente che è opportuno sfatare un pregiudizio piuttosto negativo, riguardante l’eventuale rientro di personale ricollocato, qualora la provincia fosse restituita alla sua identità legislativa e costituzionale pregressa, ovvero vigente prima dell’entrata in vigore della legge Delrio. Giova a riguardo osservare che al momento attuale non esiste alcuna preclusione che impedisca al personale ricollocato presso altri enti di permanervi per il tempo necessario previsto dai relativi contratti. Pertanto questa impostazione “salva” perfettamente sia la libertà degli ex-provinciali di continuare a usufruire del nuovo posto ottenuto, sia di promuovere, come sembra giusto e necessario, il ripristino integrale dell’ordinamento provinciale, posto che essendo venuta meno la riforma costituzionale Renzi/Boschi, attualmente ci si trova al cospetto di una specie di mostro giuridico, ossia di una soppressione totale o parziale delle province, mentre esse continuano ad esercitare il ruolo di istituto costituzionale, assegnato loro dalla Carta del 1948.

Sulla Delrio, ha aggiunto Rossi, c’è chi effettivamente sta facendo marcia indietro. Se la legge è anticostituzionale, il problema sussiste. Ma non è la raccolta di firme a fare la differenza. Girando per le province lombarde è stato rilevato che, al di là Bergamo, il CSA non è rappresentato. A Pavia è stato fatto qualcosa ma siamo in salita, recuperare lo svantaggio è dura. Quanto alla questione fondi dobbiamo capire innanzitutto quale è l’intenzione del governo; ma per sbloccarli è chiaro che bisogna innalzare il tetto. E pure la triplice sta lavorando su questo. La regione Lombardia, aggiunge, sta accorpando più funzioni possibili e in pratica sta facendo sparire le province, sino a puntare all’obiettivo più alto di indire un referendum per ottenere addirittura l’autonomia. In definitiva, invita il Segretario a fare una scelta di campo, in chiave meramente sindacale, elaborando proposte condivisibili e che non ci si ritorcano contro.

Franco Colacelloe Carlo Cirasolaaffermano di aver incontrato delle contestazioni quando ha presentato la raccolta delle firme. Da un lato, la Regione Lombardia ha garantito lo stipendio a tutti i dipendenti per farli rimanere nelle province. Dall’altro, le 242 unità inserite nella regione Puglia fanno parte del suo patrimonio e l’azione di accorpamento che riguarda polizia provinciale, biblioteche, musei ecc. rende ancora più problematico il ritorno di tali lavoratori alle province.

Infine, Roberto Milano ha detto che se cancelliamo le province ammettiamo il controllo diretto dello Stato sui comuni, con l’Area Metropolitana che fa da controllore, e così si torna indietro di 40 anni.

Non essendoci altri interventi, Garofalo ringrazia tutti gli intervenuti per l’importante contributo dato alla discussione, che rafforza la centralità del Dipartimento Regioni/Province nell’ambito del CSA. Concorda con chi afferma che le scelte che andremo a fare non dovranno diventare un boomerang, perché se perdiamo i lavoratori delle province, le RSU e la rappresentatività non saremo più nelle condizioni di operare. In pratica, la predisposizione di un documento di carattere generale può andar bene, purché l’organizzazione non si esponga alle critiche degli altri. La questione essenziale è di ripristinare le funzioni delle Province, poi spetterà al governo valutare quanti dipendenti servono.

Come sindacato, il nostro dovere è di tenere tutto sotto controllo, in quanto ben sappiamo che c’è qualcuno che si sta dando da fare per farci fuori dalle RSU; dobbiamo cominciare a dare fastidio organizzando la protesta laddove ce ne sia bisogno; dare dei segnali chiari alla politica su quello che vogliamo e possibilmente avere incontri specifici; definire posizioni e salario.

In conclusione, l’intervento riepilogativo del Segretario generale evidenzia innanzitutto che, come dirigenti sindacali, non dobbiamo ragionare da politici ma da sindacalisti. Per questo, il lavoro del Dipartimento va strutturato per capire cosa è accaduto in tutte le province e quali sono i danni provocati al CSI dal passaggio del personale dalle province alle regioni. La strategia va tarata su quello che ci serve e quindi predisporre la piattaforma con cui formulare chiaramente le nostre richieste, compresa l’abrogazione della Delrio, valutandone altresì la sostenibilità economica.

Angelo Rossi (Lombardia), in qualità di coordinatore del Dipartimento, si incarica di predisporre al più presto un documento di base, che sarà poi girato a tutti i componenti dello stesso, per le opportune osservazioni. Su richiesta di Paladino, sarà elaborato anche un documento che tocchi i problemi emergenti delle province, con richiesta al governo di inserire nell’iter di conversione del DL 50.




Aumentano le perplessità sull’eventuale rinnovo contrattuale

Lettera aperta del Segretario Generale

In questi giorni, siamo venuti a conoscenza – anche attraverso alcuni documenti nei quali CGIL, CISL e UIL cantavano vittoria per il prossimo rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori delle pubbliche amministrazioni pubblici, relativamente al triennio 2016/18 – di un atto di indirizzo che non fa altro che confermare i dubbi e le perplessità che manifestammo all’indomani dell’accordo stipulato tra il ministero della Funzione Pubblica e i sindacati confederali il 30 novembre u.s.

Quello che è stato un autentico “colpo di mano” fatto dal Governo Renzi in prossimità del referendum costituzionale – col chiaro intento di cercare disperatamente consensi sul fronte sindacale, presagendo una bocciatura che si sarebbe poi rivelata addirittura più sonante di quella prevedibile – viene descritto dal documento in oggetto come “rilevante punto di sintesi” delle ”condizioni di contesto” necessarie per l’apertura del negoziato.

Prima ancora di discutere sui dettagli dell’accordo – che per altro sono ben noti a tutti –  si deve in nuovamente constatare che il rinnovo contrattuale in oggetto riguarda i soli dipendenti della pubblica amministrazione centrale e non anche quelli degli enti locali, dei quali non si fa menzione nel documento in oggetto, se non in un breve paragrafo, nel quale si ribadisce che “per i comparti di contrattazione relativi a Funzioni locali, Istruzione e Ricerca, Sanità, i rispettivi comitati di settore saranno chiamati ad impartire successi indirizzi, anche a completamento della parte generale del presente documento.”

Il tutto, con la “benedizione” di CIGL-CISL-UIL, che evidentemente hanno sacrificato i lavoratori degli enti locali sull’altare della promessa di Renzi di aumentare il salario medio mensile di 85 euro. Promessa che, per altro, si è rivelata vacua sin dalle prime battute. Come si ricorderà, da parte nostra le perplessità furono subito enormi, trovando poi conferma nell’annuncio da parte del Consiglio dei Ministri che gli stanziamenti sarebbero stati di 2,8 miliardi complessivi. Una cifra che garantirebbe al massimo un aumento di 36 euro!

Naturalmente, l’impegno  sottoscritto dal Governo per dare attuazione ai contenuti dell’intesa del 30 novembre 2016 rimane subordinato al reperimento delle ulteriori risorse finanziarie necessarie, cosa che dovrebbe avvenire inserendo l’apposita quota di stanziamento nella prossima legge di bilancio. In sostanza, allo stato attuale lo stanziamento c’è, ma senza copertura.

E il fatto che questa copertura sia del tutto ipotetica lo testimonia un altro passaggio del documento, dove si afferma che: “qualora si determinino nuovi oneri ovvero nuovi risparmi di spesa rispetto a quelli considerati ai fini del saldi di finanza pubblica, i medesimi sono corrispondentemente posti a carico delle risorse contrattuali.”

Piuttosto nebulosa è la questione “partecipazione sindacale”. Il documento parla genericamente di un ampliamento delle forme  di tale partecipazione, rispetto a quanto disposto dal DL 95/2012, “anche sugli aspetti riguardanti l’organizzazione del lavoro, per i quali resta preclusa la contrattazione ma, a differenza da quando previsto dal DL 150/2009, è ammissibile una forma di coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, che non sia esclusivamente limitata all’informazione. Compito della contrattazione collettiva nazionale sarà, dunque, quello di declinare le tipologie e le corrispondenti modalità dei modelli partecipativi, a tal fine prevedendo, oltre alla informazione, anche ambiti di consultazione sindacale.”

Tale indirizzo non sembra certo supportare la “ripresa di nuove e più efficaci relazioni sindacali”, come indicato nella Premessa del documento. Semmai, può trattarsi solo di un lieve, risibile ammorbidimento della rigidità con la quale il decreto legislativo 150/2009 aveva confinato la partecipazione sindacale sulle decisioni assunte dalle singole amministrazioni, che era stata solo appena edulcorata dal DL 95/2012, che ha reso possibile l’esame congiunto, se ed in quanto previsto dalla contrattazione nazionale, esclusivamente sulle misure inerenti la gestione del rapporto di lavoro.

In definitiva, ribadiamo la nostra disapprovazione per una iniziativa che va ad allargare ulteriormente la forbice fra il contratto nazionale del pubblico impiego e i CCN relativi agli enti locali, andando a deprimere ulteriormente i lavoratori degli Enti locali, oggi Funzioni locali.

Considerando che siamo ormai gli ultimi a schierarci a difesa di questo comparto, già da tempo stiamo lavorando alla predisposizione di proposte concrete per colmare le distanze fra le due tipologie di contratto e per evitare che la situazione altamente deficitaria in cui versano le casse degli enti locali possa essere causa del prolungamento di un’attesa che, per i lavoratori delle Funzioni locali, è diventata da tempo insostenibile.

In sostanza, per i lavoratori delle Funzioni locali, andremo a chiedere, per quanto irrisoria, la stessa cifra che sarà riconosciuta ai dipendenti delle amministrazioni centrali, che andrà perlomeno a coprire il vuoto lasciato dalla lunga vacanza accumulata dal rinnovo contrattuale.

Vi terremo informati sugli sviluppi della questione, così anche da evitare che la diffusione incontrollata di notizie non veritiere possa generare ulteriore turbamento negli ambienti lavorativi.

 

Il Segretario Generale

Francesco Garofalo

 




Lettera aperta del Segretario Generale al lavoratori del Comune di Napoli

A seguito della prima assemblea pubblica tenutasi ieri a Napoli, con una folta rappresentanza di lavoratori iscritti al nostro Sindacato che espletano il proprio servizio nelle strutture del Comune partenopeo, vorrei rivolgere un vivo ringraziamento a tutti i partecipanti, ed in particolare agli esponenti comunali ed istituzionali – in primis, al Direttore Generale del Comune 

di Napoli Attilio Auricchio, all’Assessore alla Polizia Municipale e Politiche Giovanili Alessandra Clemente e a svariati dirigenti del Comune di Napoli – che ci hanno onorato della loro presenza, ed esprimere un elogio a Franca Pinto, Roberta Stella, Gennaro Martinelli e a tutti i quadri ai vari livelli per essersi adoperati nella parte organizzativa, contribuendo in  maniera decisiva alla piena riuscita dell’iniziativa.

 

Il CSA ha lanciato all’assemblea segnali importanti ed inequivocabili, come mai nessun altro aveva fatto ed è vivo il mio compiacimento per aver colto, da parte delle istituzioni, piena condivisione sui temi trattati. E ciò rappresenta la miglior garanzia affinchè nel prossimo futuro si possa procedere insieme, ed in sintonia, verso il miglioramento delle condizioni di lavoro e al tempo stesso dell’efficientamento dell’apparato organizzativo comunale e dei servizi resi alla cittadinanza.

Napoli sta crescendo, e lo sta facendo tra mille difficoltà, sotto la guida di persone capaci, esperte e sensibili. Perciò, da parte della nostra Organizzazione Sindacale – che nel capoluogo campano è il primo sindacato in assoluto nei comparti di riferimento  – è intenzione primaria quella di offrire al Comune e, conseguentemente, agli organi amministrativi della Provincia e della Regione, la massima collaborazione, sempre nel rispetto dei rispettivi ruoli e competenze.

Il CSA, con questo nuovo progetto sindacale, altamente innovativo, ha riaffermato nell’assemblea di Napoli la propria autonomia e libertà, caratteristiche che lo distinguono da tutte le altre OO.SS. E l’approvazione riscossa da parte dell’Assemblea è un incentivo forte per proseguire su questa strada con fermezza.

Purtroppo, mi corre l’obbligo di segnalare che la bellissima immagine di questa giornata che abbiamo vissuto a Napoli è stata sporcata da un articolo apparso su Il Mattino in data odierna, che ci sorprende e ci offende profondamente.

Un quotidiano autorevole come questo dovrebbe apprezzare iniziative come quella realizzata da CSA – dove si è parlato di legalità e legittimità, alla presenza di personalità di altissimo spessore morale – in una città come quella di Napoli che è in difficoltà perenne, non solo economica ma direi soprattutto di valori.

E’ inaccettabile che si venga ad infangare in modo becero un dirigente di questo Sindacato che – come è stato affermato nell’articolo medesimo – è uomo libero e innocente fino a prova contraria, il quale sta facendo valere, nell’iter processuale le proprie ragioni al fine di dimostrare la propria totale estraneità ai fatti nei quali sarebbe coinvolto. E noi siamo certi che la magistratura, verso la quale nutriamo la massima fiducia, sarà in grado di ricostruire i fatti facendo emergere la verità e quindi riaffermando la piena integrità del nostro dirigente.

In proposito, annuncio che sarà cura del nostro ufficio legale esaminare con attenzione i contenuti dell’articolo in oggetto per contestare le inesattezze in esso riportate.

Nell’esprimere piena fiducia al lavoro che il nostro Segretario regionale porta avanti per un sindacato libero, trasparente e onesto, faccio presente a tutti i lavoratori del Comune di Napoli e a tutte le Delegazioni che hanno partecipato all’assemblea che non saranno certo questi modi squallidi a fermare la crescita di CSA e FIADEL. Anzi, le nostre OO.SS. continueranno a portare avanti a testa alta gli impegni assunti coi lavoratori, per dare maggiore dignità al lavoro che essi tutti i giorni svolgono al servizio degli enti e dei cittadini.

Colgo perciò l’occasione per rivolgere l’invito alla dirigenza sindacale ai vari livelli di stare sempre più vicino ai lavoratori, che in questa fase di profonda crisi non possono essere abbandonati alle loro problematiche, come altri hanno fatto in tutti questi anni.

Il Segretario Generale CSA

Francesco Garofalo

 

 

 

 

 




Il CSA rafforza le sinergie col Comune di Napoli

COMUNICATO STAMPA – 6 giugno

Questa mattina, presso il Teatro Totò in Napoli, si è tenuta la prima assemblea pubblica coi lavoratori del Comune di Napoli e le delegazioni dei lavoratori della Regione Campania iscritti al CSA – Regioni Autonomie Locali.

Un momento importante di confronto per un sindacato innovativo, che vuole affrontare il futuro dei lavoratori delle Funzioni Locali in un ritrovato spirito sinergico tra vertici e base sindacale, con la partecipazione dei quadri provinciali e regionali dell’Organizzazione Sindacale, del Direttore Generale del Comune di Napoli Attilio Auricchio, dell’Assessore alla Polizia Municipale e Politiche Giovanili Alessandra Clemente, a cui si aggiunge la significativa presenza dei dirigenti del Comune di Napoli.

Di fronte a centinaia di lavoratori, Il Segretario Generale CSA Francesco Garofalo  ha concluso i lavori lanciando un nuovo progetto sindacale che, partendo dal Comune di Napoli – dove CSA e Fiadel  costituiscono il primo sindacato in assoluto nei comparti di riferimento – porterà al consolidamento delle azioni che già da anni le due OO.SS. hanno avviato sul territorio nazionale, affermandosi nella loro unitarietà come sindacato autonomo, libero e senza compromessi.




Dipartimento Tecnico: il Verbale della riunione del 12 maggio

PROPOSTE PER LA PIATTAFORMA RIVENDICATIVA PER LA PROSSIMA CONTRATTAZIONE NAZIONALE RIVOLTA ALLE FIGURE TECNICHE INTERNE AGLI ENTI

Alla riunione presieduta da Massimo Druetto (responsabile dipartimento) sono presenti:

Volpe Antonio (Torino); Albertinetti Uliano (Torino); Campagnacci Fabio (Perugia);  Grignani Pierpaolo (Genova); Grassedonio Salvatore (Palermo); de Odorico Comuzzi Leo (Udine); Nosenzo Massimiliano (Salerno); Marino Caterina (Reggio Calabria); Martino Giovanni (Messina); Rombolà Ferdinando (Milano); Mangiapane Sandro (Messina); Russo Giacomo (Messina);  Viola Maurizio (Roma).

Comunicano l’impossibilità per interposti  motivi tecnici a essere presenti alla riunione Garofalo Francesco (Segretario Generale CSA); Pati Domenico (Lecce); Marra Luigi (Lecce).

Pur non essendo presenti, forniscono il loro contributo scritto: Brini Daniela (Torino); Spinetti Lorenzo (Genova); Vales Edoardo (Udine); Caligiuri Luigi (Piacenza); Fasulo Eduardo (Napoli); Massimo D’Ambra (Muggia-TS)

La riunione ha inizio alle ore 15:00 riprendendo i temi elaborati nel precedente incontro tenutosi il 30 marzo 2017 a Chianciano Terme in cui erano state evidenziate le difficoltà e le criticità che la categoria dei Professionisti Tecnici del pubblico impiego, riscontrata a seguito della complessa e continua evoluzione normativa.

I punti emersi nel corso della precedente riunione sono riletti criticamente uno a uno sviluppando e ampliando la discussione e il dibattito in merito al contenuto che ogni singolo punto vuole esprimere. Per ogni punto vengono anche lette le osservazioni e le integrazioni scritte fornite dai colleghi che non hanno potuto partecipare.

Al termine della discussione ogni punto viene messo ai voti e approvato.

I punti sottoposti a discussione e approvati nel corso di questa sessione sono i seguenti:

– GARANZIA DI FORMAZIONE CONTINUA PER LA CATEGORIA DEI PROFESSIONISTI TECNICI PUBBLICI DIPENDENTI –  L’Ente deve fornire adeguata formazione professionale e aggiornamento continuo ai propri professionisti tecnici anche per il conseguimento dei crediti formativi per i tecnici iscritti ai rispettivi Albi e Ordini Professionali

*Approvato senza modifiche. [Nell’ambito della discussione è emersa anche la necessità di redigere delle linee guida per i contratti decentrati sull’utilizzo delle risorse che le amministrazioni pubbliche devono destinare nell’ambito del 20% dell’incentivo ex Merloni]

– ONERI PROFESSIONALI ACCESSORI A CARICO DELL’ENTE – Gli oneri professionali accessori all’attività dei tecnici quali ad es. tasse di iscrizione agli Ordini professionali, kit firma digitale, casella di posta elettronica certificata, etc. devono essere interamente sostenuti dall’Ente.

*Approvato senza modifiche. [ Si è riscontrata nella discussione una situazione estremamente variegata constatando che  i vari enti assumono comportamenti diversi sull’argomento per cui sarebbe opportuno trovare in sede di discussione ulteriore modo di definire in termini più precisi cosa si intende per oneri professionali accessori ]

– ASSICURAZIONE PROFESSIONALE STIPULATA PER TUTTE LE FIGURE TECNICHE – L’Ente deve provvedere alla stipulazione di idonee e aggiornate polizze professionali a favore dei propri tecnici professionisti che tengano conto delle specifiche competenze in capo agli stessi garantendo  un’adeguata tutela legale.

*Approvato con riserve. [ Il punto seppur condiviso nelle sue linee essenziali sarebbe da riscrivere dopo aver consultato chi competente in materia. Nella discussione è emersa la necessità di maggiori coperture, anche in ambito di responsabilità civile. Occorre inoltre un chiarimento legale sulla possibile rivalsa dell’ente in caso di prescrizione del reato. ]

– SMART WORKING –  Individuazione  e  applicazione  di  ulteriori  sistemi  flessibili  dell’attività lavorativa,  al  fine  di  contemperare  al  meglio  le  esigenze  individuali  del  lavoratore  con  quelle degli  Enti.  Per   il  raggiungimento  di  tale  obbiettivo   è  necessario  un   nuovo   modello  di organizzazione  del   lavoro  che  porti  anche  alla  semplificazione  di  atti  e  procedure  che produrranno sensibili risparmi agli Enti.

*Approvato con modifiche. [ Il punto è risultato modificato rispetto alla stesura di Chianciano a seguito della discussione intervenuta. Le principali perplessità riguardavano l’accenno nella precedente stesura al telelavoro non sempre confacente all’attività del tecnico professionista dipendente. La discussione ha anche riguardato gli incentivi legati a una diversa modalità lavorativa che comporta risparmi per gli Enti. Gli elementi emersi in merito agli incentivi sono confluiti nei punti trattati successivamente]

– RUOLO PROFESSIONALE TECNICO – Riconoscimento del ruolo professionale tecnico in allineamento alle attuali tendenze europee che valorizzano i tecnici dipendenti pubblici considerandoli a tutti gli effetti come veri professionisti sotto tutti i punti di vista.

*Approvato con modifiche del titolo. [ Il punto è  stato a lungo discusso, in merito anche  ai profili professionali e relative  declaratorie,  pur essendo in linea di principio estesamente condiviso. Il punto focale della discussione riguardava il fatto che nella precedente stesura si parlava di ruolo unico professionale e questo avrebbe potuto ingenerare differenze di trattamento giuridico tra lo stesso personale tecnico.   Si è optato quindi a maggioranza alla modifica del titolo]

– ATTIVITA’ DI PROGETTAZIONE INTERNA – L’incentivazione per l’attività di progettazione interna è stata stralciata a seguito dell’entrata in vigore del nuovo Codice (art. 113). A seguito di ciò, al fine di compensare i rischi professionali che comporta tale attività occorre individuare specifici strumenti di natura economica quali ad es. le tabelle del Ministero di Grazia e Giustizia opportunamente ridotte che comportano cmq. evidenti risparmi per l’Ente.

*Approvato con riserve. [ Il punto è stato oggetto di accorate discussioni in quanto sotto alcuni aspetti risulta un po’ criptico. Dopo le dovute spiegazioni, il punto è stato  condiviso nelle sue linee di principio anche se sarebbe meglio procedere ad una riscrittura che metta meglio in evidenza la necessità di trovare forme di giusto compenso per la progettazione interna all’ente ]

– NUOVO REGOLAMENTO DI RIPARTIZIONE INCENTIVO PER FUNZIONI TECNICHE (ART. 113 DEL dlgs 50/2016) –  Poiché ogni Ente ha necessità di provvedere alla stesura e conseguente approvazione di un nuovo Regolamento di ripartizione dell’incentivo per funzioni tecniche a seguito dell’entrata in vigore del nuovo Codice degli Appalti, di cui all’art. 113 del 50/2016 verranno proposte, a livello centrale, apposite linee guida ai fini di una omogeneità di indirizzo per tutti gli Enti.

*Approvato senza modifiche. [ La discussione su incentivazione e forme di premialità si è estesa coinvolgendo anche punti già precedentemente discussi e punti ancora da discutere. In linea di massima è opinione diffusa tra tutti i partecipanti che  il D.T. possa diventare, in ambito tecnico,  l’interlocutore di riferimento nelle contrattazioni di secondo livello, sulle specifiche materie di natura tecnica, fornendo linee di indirizzo]

– NUOVE MODALITA’ DI INCENTIVAZIONE –  Individuazione di nuovi idonei istituti contrattuali nazionali che consentano, attraverso gli strumenti concertativi territoriali, la corresponsione di incentivi economici atti a valorizzare situazioni di uffici tecnici territoriali caratterizzati da effettive e riscontrate problematiche (carenza di organici, ridotte risorse economiche, etc. ).

*Approvato senza modifiche. [il punto è stato molto discusso perché in base all’esperienza del singolo partecipante alla discussione non vie era una omogeneità di vedute, soprattutto nella definizione di indennità ed incentivo. La discussione è servita principalmente per dare una base di discussione comune. Dalla discussione è anche emersa la condivisione che per i tecnici debba esserci una specifica indennità di funzione diversificata per specifiche responsabilità come già succede per altre categorie. In sede di discussione ulteriore si valuterà se integrare o modificare il punto]

– INDIVIDUAZIONE NUOVE MODALITA’ DI PREMIALITA’ –  Proporre nuovi sistemi di valutazione, tarati sui carichi di lavoro, competenze e effettive responsabilità  basate su criteri oggettivi di Enti terzi che possano effettivamente premiare e valorizzare il personale interno all’Ente (es. analisi rischio delle compagnie assicurative).

*Approvato senza modifiche. [Non vi è stata una specifica discussione su questo punto in quanto è rientrato nelle discussioni precedenti. Si valuterà successivamente se e come eventualmente pensare di agglomerare i discorsi su incentivo e premialità]

La discussione si è conclusa intorno alle 18:00.

 




Dipartimento Scuola: Verbale della riunione del 5 maggio 2017

 

Il 5 maggio 2017 si è svolta a Roma, presso la sede della Segreteria Generale CSA, la riunione del Dipartimento Scuola, finalizzata, come ha detto il Segretario Generale in apertura, alla costruzione reale del Dipartimento stesso, partendo da uno scambio di idee sui documenti fin qui prodotti, che costituiscono la base per la nuova piattaforma contrattuale.

Al momento, riferisce Garofalo, non abbiamo notizie né dell’accordo quadro né del contratto; a suo avviso, però, l’accordo – che definisce le nuove rappresentatività necessarie per la stipula del contratto – potrebbe essere stipulato entro l’estate. Il problema è che bisogna sapere gli obiettivi del governo, per poi aprire il tavolo per la contrattazione nazionale. Ad oggi, si è ancora in attesa delle direttive dei Comitati di Settore, che dovranno stabilire quali risorse saranno spalmate sui quattro comparti.

Inutile dire che sulla vicenda la nostra posizione è molto critica, in quanto l’ultima sceneggiata, prima del Referendum, fatta dai sindacati confederali – dove era stato stabilito un aumento di 85 per il contratto degli statali – non si comprende che seguito avrà. Da parte nostra, come già comunicato, non saremo disposti ad accettare cifre irrisorie, che andrebbero a coprire solo una minima parte di quanto perduto in questi anni dal nostro comparto.

L’obiettivo comunque resta quello di recuperare le perdite giuridiche subite in questi anni e per acquisire ottenere una parte economica più  consistente.

In questo senso, prosegue Garofalo, l’ultimo documento realizzato dal Dipartimento è una buona base di partenza. Ora bisognerebbe espandere le esperienze positive di alcuni Comuni, come Torino e Milano, sempre però tenendo presente che molti Comuni hanno delle disponibilità piuttosto limitate.

 

Quanto alla composizione del Dipartimento, il Segretario Generale ha annunciato che, date le assenze alla riunione odierna, sarà fatta una verifica dei nominativi presso le rispettive Segreterie provinciali. In ogni caso, ritiene che già in questo modo l’Organismo sia ben rappresentato, anche territorialmente.

Considerato che alla riunione sono presenti molte persone nuove, come rilevato da Maria Giangualano, si è proceduto a ricapitolare il lavoro svolto in precedenza, con una sottolineatura particolare gli aspetti nuovi che sono emersi, quali il tele-lavoro e il lavoro agile, per i quali mancano riferimenti contrattuali, e la nuova normativa degli asili nido.

E’ opinione dei presenti che lo scenario ideale sarebbe quello di poter parlare di scuola come contenuto unico e non secondo la dicotomia attuale fra scuola statale e comunale, ma vi è la consapevolezza che questo sia un proposito difficilmente realizzabile.

In proposito, Garofalo ha fatto presente che dopo la riduzione dei comparti e la creazione di quello delle funzioni locali, vi sono maggiori possibilità di ottenere un area separata. In particolare, ricorda che dopo l’approvazione dell’ultimo contratto nazionale, la nostra organizzazione mise una nota a verbale, accettata da tutti, per istituire un tavolo tecnico che vada a definire delle aree separate, e quindi riconoscendo delle specificità categoriali, per la polizia locale e la scuola.

 

Non tutti i partecipanti alla riunione, ed in particolare Angela Goffi,  sono convinti che percorrere questa strada possa portare a qualcosa di risolutivo. Ma, come sostiene Franca Pinto, nel marasma generale in cui si trova attualmente il mondo della scuola, è indispensabile uscire dall’ibrido di “insegnanti-dipendenti degli enti locali” per essere considerati insegnanti a tutti gli effetti. Per quanto riguarda gli asili nido, poi, bisognerà distaccarli dai servizi a domanda individuale.

Sempre secondo la Pinto occorre far leva sui cittadini con lavoro a tappeto sul territorio ed avere, come è già stato fatto a Napoli, un rappresentante in ogni scuola e asilo nido per avere immediata percezione dei problemi.

La discussione si sposta quindi su un punto già evidenziato in precedenza: la costruzione delle nuova piattaforma dovrebbe passare attraverso la verifica delle leggi regionali prendendone una come punto di riferimento, e lo stesso vale per i regolamenti comunali.

Pertanto, ciascuno dei componenti il Dipartimento ha illustrato le regolamentazioni vigenti nei rispettivi ambiti territoriali – quali Milano (Roberta Castelli), Torino (Maria Giangualano), Roma (Angela Goffi), Palermo (Salvatore Marte)– facendo emergere un quadro molto composito, quanto ad esempio a ore frontali e monte ore applicati.

Proprio per questo, la strada più opportuna da seguire, come proposto da Maria Gianguialano, è stata individuata in quella di prendere a riferimento l’accordo più favorevole e quindi valutare con l’Ufficio Legislativo se sia sostenibile farlo diventare un modello a livello nazionale.

Oltre a questo, Roberta Castelli ha posto il problema di individuare in maniera univoca le figure professionali della scuola, in quanto attualmente sono definite in maniere diverse dalle varie leggi e regolamenti, prevedendo anche la figura segretaria della scuola. Inoltre, è stato posto l’accento sulla necessità di migliorare quegli articoli che ora sono spesso oggetto di contenzioso.

Nel proseguo della discussione, il Segretario Generale ha affermato che questa ipotesi si può perseguire ed ha ulteriormente precisato che il nuovo contratto dovrebbe  essere configurato in modo tale che alcune funzioni particolari vengano delineate e disciplinate chiaramente, oppure vengano estrapolate per dar luogo a un contratto separato.

La strategia da seguire, secondo Garofalo, potrebbe essere questa: chiedere una nuova legge per la scuola, facendo capire al governo che la disomogeneità esistente in questo paese – dovuta anche il fatto che i contratti nazionali sono sempre interpretativi – si può risolvere soltanto legandola a una nuova tipicità di contratto, per poi eventualmente ripiegare sull’istituzione di un’area separata nel contratto con una piattaforma moderna e innovativa, che tenga presenti le esigenze attuali, e con una declaratoria che dia specificità giuridica a chi lavora in questo comparto.

Quindi, il Segretario ha invitato il Dipartimento a costruire subito una rete di comunicazione fra i vari componenti e svolgere una ricognizione dei regolamenti su scala nazionale, partendo dai decentrati, per trovare una misura equa per tutti.

Una volta predisposta la piattaforma, sarà indispensabile darne la più ampia diffusione nel mondo della scuola, puntando anche sull’organizzazione di un convegno a livello nazionale.

In questo lavoro, l’Ufficio Legislativo ha assicurato il proprio supporto. Il prof. Coco, in merito, ha chiesto al Dipartimento di porre domande circostanziate, in modo da affrontare le singole tematiche con maggiore precisione.

In definitiva, ha detto il Segretario, noi siamo pronti a far sapere che il CSA vuole una legge che parifichi scuola statale e comunale e coinvolgere più realtà possibili in questa battaglia. A tal fine, andrà predisposto un documento semplice e leggibile che deve arrivare in tutte le scuole d’Italia, per poi coinvolgere gli insegnanti nell’evento di presentazione della piattaforma.

Quale Coordinatrice nazionale del Dipartimento è stata individuata Franca Pinto.

Sono stati inoltre designati i seguenti Responsabili Nazionali: Maria Giangualano – Antonella Corradini – Roberta Castelli – Maria Giannini – Salvatore Marte – Maria Cocivolo – Angela Goffi

 




Il messaggio del Segretario Generale per il 1° maggio

La Festa del Lavoro è l’autentica icona delle classi lavoratrici, nata per ricordare le battaglie portate avanti nella seconda metà dell’800 su scala internazionale per ottenere il riconoscimento di diritti che allora non esistevano, e che nel corso delle epoche è andata costantemente a rinnovarsi, riempiendosi di nuovi significati, di nuovi valori e di nuove sfide.

Quale è, oggi, il senso più profondo di questa celebrazione? Per quanto possa sembrare paradossale, oggi sono ancora attuali le parole scritte su un volantino diffuso a Napoli nel 1890, che recitava:  “Lavoratori  ricordatevi il 1 maggio di far festa. In quel giorno gli operai di tutto il mondo, coscienti dei loro diritti, lasceranno il lavoro per provare ai padroni che, malgrado la distanza e la differenza di nazionalità, di razza e di linguaggio, i proletari sono tutti concordi nel voler migliorare la propria sorte e conquistare di fronte agli oziosi il posto che è dovuto a chi lavora.”

A quasi 130 anni di distanza, i problemi sono gli stessi. Il 1° maggio, dunque, non può essere una semplice rievocazione, ma un momento di rivendicazione forte affinchè il popolo possa riappropriarsi di quei diritti che sembravano ormai acquisiti e inattaccabili, ma che invece gli ultimi governi hanno messo seriamente a repentaglio.

Non solo, mentre certi attacchi sono diventati palesi sino alla sfacciataggine, le esodazioni e i licenziamenti sono sempre più massicci. Così, quello che sta vivendo il mondo del lavoro in Italia è un momento drammaticamente difficile, dove la migliore delle prospettive è quella di conservare il posto, con le unghie e con i denti, dove la disoccupazione continua a galoppare, dove i giovani vedono ridurre ai minimi termini la possibilità di un’occupazione quantomeno dignitosa.

Come Organizzazioni Sindacali, avevamo pensato ad una manifestazione “nostra” da indire per il 1° maggio. Poi, abbiamo ritenuto più opportuno pensare ad un programma di convegni e manifestazioni da spalmare nel corso del tempo, perché in tal modo saremo più vicini ai lavoratori e li renderemo altresì più partecipi al nostro progetto.

Il nostro obiettivo rimane quello di sviluppare una piattaforma concreta, per dare ai lavoratori e alle lavoratrici dei comparti da noi tutelati le risposte che attendono e per recuperare quanto hanno perso in questi anni, con il perdurare della mancanza del Contratto Nazionale.

Per quanto riguarda il settore Igiene Ambientale, superata in maniera soddisfacente la fase del rinnovo contrattuale, dovremo rafforzare alcuni aspetti cardine per quanto riguarda la sicurezza e i carichi di lavoro, la garanzia del mantenimento delle aziende e l’ottenimento di maggiori certezze sia per i lavoratori stessi, sia per il miglioramento della qualità dei servizi offerti alla cittadinanza.

Pertanto, l’augurio che rivolgo a tutti loro è di mantenere sempre la stessa tenacia e lo stesso coraggio  nel difendere i propri diritti e la stessa fiducia nei nostri confronti come organo di rappresentanza, che per quanto alcuni, a livello istituzionale, cercano di svilire, sarà sempre una voce libera, forte, mai disposta ad abbassare la guardia.

Buon Primo Maggio a tutti!

 

Francesco Garofalo




Si infittisce il mistero sugli aumenti di stipendio per il pubblico impiego

L’aumento di 85 euro per i dipendenti pubblici sembra ancora lontano dall’essere applicato. Renzi, in prossimità del voto referendario, ne fece un’arma di seduzione nei confronti dei sindacati confederali, i quali abboccarono senza alcuna remora. Ma quello che doveva essere un rinnovo contrattuale da firmare e da applicare nell’immediato, è diventato, dopo la caduta del Governo, un’araba fenice, che ogni tanto riappare e poi scompare repentinamente.

L’ultimo (ma non certo definitivo) atto della vicenda si è avuto in questi giorni in Consiglio dei Ministri, durante l’esame del DEF. Stando a quanto denunciato – udite, udite! – dalla CGIL, cioè dallo stesso sindacato che a suo tempo sbandierò l’accordo del 30 novembre come un grande “successo”, il documento di programmazione ne parla ancora in maniera vaga, confusa, come di un qualcosa che richiede ancora una “specifica valutazione”.

Entrati nell’ottavo anno di attesa per il rinnovo del contratto, siamo sempre al punto di partenza. Anzi, è già stato fatto un passo indietro, perché i 2,8 miliardi annunciati da Palazzo Chigi per i contratti non bastano assolutamente a garantire nemmeno per la metà il noto aumento di 85 euro: secondo i calcoli governativi, si arriverebbe al massimo a 35,9 euro! E, nonostante le pronte smentite del ministro Padoan, il quale ha riaffermato che il Governo si assumerà i propri impegni, il come e il quando sono ancora scritti nel cielo.

Alla luce di tutto ciò, si conferma quella che era stata la nostra immediata impressione dopo  la sottoscrizione de suddetto accordo governo-sindacati, e cioè che oltre a ritenerlo iniquo in quanto sperequativo nei confronti dei dipendenti degli enti locali e non specificamente mirato alle fasce di reddito più basse (infatti, si parlava di un aumento “medio” dei salari, per il triennio), esprimevamo seri dubbi sulla sua applicabilità, in mancanza delle necessarie coperture finanziarie che, alla meglio, avrebbero potuto essere previste nel prossimo mese di dicembre.

Inutile dire che ci troviamo di fronte all’ennesima presa in giro, che poi altro non è che un modo ipocrita di far slittare a tempo indeterminato la soluzione del problema, che significherebbe avviare una trattativa concreta, seria e credibile, orientata verso un rinnovo contrattuale che possa dare benefici reali ed incondizionati ai lavoratori e alle lavoratrici, nonché alle loro famiglie. Ed è su questo obiettivo che continueremo a combattere, senza accettare alcuna soluzione di compromesso!

 

Il Segretario Generale CSA

Francesco Garofalo




Polizia Locale: verso lo stato di agitazione nazionale

La costante e concreta azione sindacale portata avanti quotidianamente dal CSA, iniziata con lo sciopero nazionale del 2015  e proseguita con il massiccio sciopero del 2016, ha  prodotto i primi frutti.

Il risultato si concretizza con l’approvazione definitiva da parte del Senato della Repubblica della legge sulla “sicurezza delle città”. La legge ripristina , finalmente, la normativa “pre-salva Italia” con il riconoscimento della “causa di servizio” e spese mediche.

È solo un primo passo, il risultato definitivo si avrà quando saranno accolte le altre richieste della categoria , fino ad allora,adiamo avanti a piccoli passi, ma con la tenacia  la costanza e la concretezza che da sempre ci contraddistingue.

La norma ha confermato un’altra delle nostre richieste, cioè il ripristino della possibilità a tutti i comuni in linea con le norme di finanza pubblica di utilizzare per il 2017 l’80% delle risorse del personale andato in pensione e dal 2018 il 100% ai fini assunzionali.

Il CSA, con il dipartimento Polizia Locale, impegnato in prima linea per il riconoscimento dei diritti della categoria continuerà a tenere alta la pressione sulle istituzioni.

Infatti, riteniamo ancora insoddisfatte le richieste e le prerogative che in tutti questi anni ha chiestola Categoria, specialmente nei punti nodali:

  • mancanza della Polizia Provinciale all’interno del decreto;
  • pensione privilegiata;
  • non da ultimo – ma anzi ritenendola fondamentale – l’equiparazione della Polizia Locale alle altre Forze di Polizia ad ordinamento civile.

Per tale motivo, i sottoscritti, nella giornata di domani concorderanno le future iniziative affinché il tutto venga ricondotto nella giusta direzione, preannunciando già da ora lo stato di agitazione della categoria.

Sempre nella giornata di domani, vi informeremo sulle future mobilitazioni.

In allegato, lo stralcio della norma approvata dal Senato che riguarda la nostra vertenza.

 

 

F.to   Il Responsabile Nazionale                                                 F.to    Il Segretario Generale

Dipartimento Polizia Locale CSA                                                           Francesco Garofalo

Luigi Marucci

 

 

 

DOCUMENTO ALLEGATO

A.S. 2754: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”

Articolo 7 (…) – Il comma 2-bis, aggiunto dalla Camera dei deputati, dispone che negli anni 2017 e 2018 i comuni che, nell’anno precedente, hanno rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio di cui all’articolo 9 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, possono assumere a tempo indeterminato personale di polizia locale nel limite di spesa individuato applicando le percentuali stabilite dall’articolo 3, comma 5, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 ( per il 2017: 80 per cento della spesa del personale cessato nell’anno precedente; 100 per cento dal 2018), alla spesa relativa al personale della medesima tipologia cessato nell’anno precedente, fermo restando il rispetto degli obblighi di contenimento della spesa di personale di cui all’articolo 1, commi 557 e 5 562, della legge 27 dicembre 2006, n. 2961 . Le cessazioni di cui al periodo precedente non rilevano ai fini del calcolo delle facoltà assunzionali del restante personale secondo la percentuale di cui all’articolo 1, comma 228, della legge 28 dicembre 2015, n. 2082 . I commi da 2-ter a 2-sexies, inseriti dalla Camera dei deputati, dispongono in merito all’equo indennizzo e al rimborso delle spese di degenza per causa di servizio nei confronti del personale della polizia locale. Agli oneri valutati in 2,5 mln di euro annui a decorrere dal 2017 si provvede a valere sul Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all’articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 282 del 2004. Si stabilisce che con decreto ministeriale vengano stabiliti i criteri e le modalità di rimborso delle spese sostenute dai comuni per la corresponsione dei benefici in esame. Inoltre, si dispone che le commissioni deputate agli accertamenti delle condizioni per l’equo indennizzo e il rimborso delle spese operino nell’ambito delle risorse umane finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente. Infine, viene inserita una apposita clausola di salvaguardia (riduzione degli stanziamenti iscritti nello stato di previsione del Ministero dell’interno) nel caso in cui si verifichi uno scostamento dell’andamento degli oneri in esame rispetto alle previsioni di spesa.




Ecco il nuovo che avanza: Grillo vuole abolire i sindacati!

Follia allo stato puro. In altro modo non si può descrivere la presa di posizione del leader di M5S contro i sindacati. Sulla stessa linea  dei governi  precedenti, a cominciare da quello di Berlusconi che, nel 2009, attraverso la legge Brunetta, diede una forte stretta all’attività sindacale, riducendo anche gli ambiti della contrattazione collettiva,  per proseguire con Matteo Renzi, che sin da quando era sindaco di Firenze avrebbe voluto inserire i sindacati nel suo tanto declamato processo di rottamazione, per poi colpirli costantemente, da premier, con frasi fra il dileggio e il disprezzo.

Evidentemente, né Berlusconi, né Grillo né Renzi conoscono la storia del sindacalismo in Italia, né tantomeno riescono a percepire l’assoluta centralità che il sindacato ha nella Costituzione Italiana, per la salvaguardia del lavoro, dei lavoratori e dello Stato Democratico.

Il fatto oltremodo grave è che mentre Berlusconi sta tentando faticosamente di ricompattare il centrodestra, e Renzi è impegnato perlopiù in battaglie di retroguardia, Beppe Grillo è il numero uno del partito candidato ad assumere la guida del paese. E sentir dire da un possibile, futuro premier certe cose, non solo fa male ma desta anche una forte preoccupazione.

Certo, se Grillo se la fosse presa solo con “certi” sindacati, con quel sistema di intrecci e connivenze che anche noi di Fiadel e CSA combattiamo da anni, allora saremmo stanti anche disposti ad applaudirlo.

Ma la sua altro non è che l’ennesima uscita distruttiva, che colpisce il sindacato come istituzione. E questo non possiamo accettarlo!

Queste le sue parole, riportate sul suo Blog e poi riprese da La Repubblica, nell’articolo pubblicato l’11 aprile nell’articolo avente per titolo “Il programma grillino: via i sindacati”: “Difendere il lavoratore significa anche promuovere forme nuove di democrazia e partecipazione sui luoghi di produzione, tagliando al tempo stesso i vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale. La presenza e l’incidenza del lavoratore nella governance della propria impresa, per il Movimento 5 stelle, va disintermediata.”

La storia ci insegna che quando il sindacato è venuto meno il suo posto è stato preso dal corporativismo, dove lavoratori e datori di lavoro dovevano essere teoricamente un tutt’uno a servizio dello Stato. Inutile dire, poi, che all’atto pratico i padroni hanno rafforzato le loro prerogative, riducendo la mano d’opera allo stato servile.

Beppe Grillo ha gettato la maschera: ecco cosa si nasconde dietro l’assenza di un programma politico! Il suo è un parlare per luoghi comuni, per frasi ad effetto, all’insegna di un donchisciottismo fine a se stesso, che vuole solo indignare senza nemmeno rendersi conto che, così parlando, finisce per distruggere ulteriormente il già vilipeso e maltrattato mondo del lavoro!

Fiadel e CSA, nel rivendicare il ruolo e il significato autentico del sindacato, porteranno avanti tutte le iniziative necessarie per difendere i lavoratori e le lavoratrici dai soprusi che questa politica sta attuando nei loro confronti.

Oggi, abbiamo ancora più forte la convinzione che in questo paese nessuno ci è amico; anzi, nel proporci come alternativa abbiamo subito attacchi violenti e vergognosi, soprattutto da parte di quei sindacati che, col loro silenzio assordante, hanno favorito la decadenza del sindacalismo.

Per questo, ci sentiamo ancora più motivati nel dare concretezza alla decisione presa dal Consiglio Nazionale di dar vita a un movimento politico che sia al nostro esclusivo servizio e che si faccia carico delle istanze che, da sempre, ci caratterizzano come Organizzazioni Sindacali Autonome.

 

Il Segretario Generale

Francesco Garofalo




Replica del Segretario Generale ad un articolo calunnioso

Il 4 aprile il quotidiano online Il Desk ha pubblicato un articolo (vedi oltre) nel quale alcuni esponenti della CIGL si scagliano contro il CSA per la vicenda della migrazione di un migliaio di dipendenti del Comune di Napoli dalla CGIL stessa alla nostra O.S. Pronta è stata la replica del Segretario Generale Francesco Garofalo, che nella giornata di ieri ha fatto pervenire alla testata la seguente nota.

Ancora una volta mi vedo costretto a replicare alle nefandezze riportate dagli organi di stampa nei nostri confronti e, nello specifico, dall’articolo pubblicato dal quotidiano online Il Desk, intitolato “Comune di Napoli, grandi manovre sindacali: l’ira della Cgil”. Un articolo che non rispecchia assolutamente la verità dei fatti e che, nelle proterve dichiarazioni degli esponenti CGIL intervenuti, dimostra palesemente lo stato di autodistruzione di chi ha monopolizzato ed ingannato per decenni le classe lavoratrici, come una chiara ammissione di sconfitta.

Un sistema, tipico dei famosi “sindacati storici”, fondato su manovre sleali ed illegittime, mirato a distruggere il grande cammino che l’Organizzazione Sindacale che mi onoro di rappresentare sta facendo da diversi anni, a testa alta, senza mai piegarsi alla volontà di chi si sente leso citando il “pluralismo sindacale”.

Se questo pluralismo è quello del Quartier Generale, io penso che tutti i lavoratori abbiano capito che proprio in ciò stia il vero fallimento delle suddette organizzazioni, a partire da Napoli per poi dilagare su tutto il territorio nazionale.

Molti pezzi storici – compreso il sottoscritto – hanno abbandonato, ancorché a malincuore, nel tempo i sindacati confederali, abdicando anche alla propria matrice politica, per entrare in un Sindacato libero, che non facesse più da cinghia di trasmissione dei politici e dei dirigenti che si sono alternati  sia al Comune di Napoli, sia sul piano nazionale, nei governi “amici”.

Non possiamo nascondere, infatti, che molti esponenti della triplice, e soprattutto della CGIL, figurano, e non solo da oggi, nei quadri dirigenziali e politici del sistema paese, che sta portando alla demolizione del mondo del lavoro e dei lavoratori stessi, che si vedono da tempo costretti a subire vere e proprie violenze, quali il mancato rinnovo dei contratti nazionali – vicenda che si trascina ormai da 7 anni – e la privazione di quelle forme di lotta e di trattativa che un “vero sindacato” avrebbe dovuto difendere. In pratica, accettano supinamente le truffe del Jobs Act.

Oggi, io osservo con orgoglio, perché sono stato il primo a farlo, che nella nota in oggetto anche i “forti” vogliono ipocritamente appellarsi al pluralismo sindacale, che in questo Paese non si è mai concretizzato. Ma so bene che si tratta soltanto di una dichiarazione di facciata.

Riguardo ad alcuni passaggi dell’articolo, devo purtroppo far presente che:

1)        Chi scrive non conosce nemmeno la nostra esatta denominazione, definendoci Conferenza sindacati autonomi.

2)        L’esodo dei lavoratori e delle lavoratrici dalla CGIL e dei tanti quadri di altre OO.SS., tra cui la stessa CGIL, nella persona dell’ultima dirigente Francesca Pinto, che dopo aver dimostrato lealtà nei confronti di chi fino ad oggi rappresentava, nel momento in cui non si è più riconosciuta in quel sindacato ha deciso, con coraggio, di lasciarlo. Ciò è stata una libera scelta sua e dei suoi iscritti, che hanno bisogno di un sindacato libero e democratico, che si schieri al loro fianco per risolvere le problematiche che in tutti questi anni hanno attraversato il Comune di Napoli e i relativi dipendenti. Chi lo dice è uno che è stato, in passato, presidente della RSU del Comune di Napoli  e che pertanto conosce bene tutte le vicissitudini e le lotte sindacali fatte, ma ancor di più ha vissuto quotidianamente la fallimentare politica sindacale svoltasi negli ultimi anni nel Comune di Napoli. Ma oggi, chi si difende dal proprio male definisce gli altri “sindacato giallo”, finendo, così, con il proiettare su altri le proprie lacerazioni e le proprie connivenze con il potere. E lo testimonia proprio la scelta di tanti lavoratori di farsi tutelare da un’organizzazione che non ha mai avuto alcun vincolo di dipendenza politica.

3)        Diverse persone sono state citate dall’articolo in modo inopportuno, perché non hanno alcun incarico sindacale e non hanno alcuna conoscenza di quanto sta avvenendo a Napoli, e a loro esprimo tutta la mia solidarietà.

Infine, mi corre l’obbligo di informare che l’estensore dell’articolo non sa (o fa finta di non sapere) che la nostra O.S. è da oltre dieci anni che combatte per difendere le proprie prerogative, che purtroppo sono state depredate in modo vergognoso dai sindacati confederali, e nonostante ciò è cresciuta e continua a crescere in modo esponenziale. Ora, non siamo più disposti ad accettare ulteriori soprusi e, pertanto, vi informo che andremo avanti per la nostra strada, restituendo dignità ai lavoratori e a tutti quelli che si vedono più rappresentati dalla nostra organizzazione.

 

                                                                                                                                                                     Il Segretario Generale

                                                                                                                                                                       Francesco Garofalo


Da: IL DESK (quotidiano online)

Comune di Napoli, grandi manovre sindacali: l’ira della Cgil
4 aprile 2017

Continuano il rafforzamento della Csa e l’emorragia dal primo sindacato italiano, che diffonde una dura nota: “Contrasteremo con tutti i mezzi chi vuol rendere il sindacato un luogo nel quale prevalgono logiche individualistiche. Noi non baratteremo mai i diritti con i favori”
A Palazzo San Giacomo sarebbero in atto altre manovre per indebolire le organizzazioni sindacali storiche dei lavoratori e favorire la nascita di un sindacato autonomo molto legato ad una cordata di dirigenti comunali. La Csa, Conferenza sindacati autonomi avrebbero stranamente aumentato il numero di aderenti e di tessere, “conquistando curiosamente” le simpatie di qualche storico militante sindacale. Nelle ultime ore, il sindacato autonomo ha raccolto l’adesione di Francesca Pinto, dipendente comunale, ex coordinatrice dei della Cgil Funzione Pubblica. Dura la reazione del primo sindacato dei lavoratori italiani. Una nota è stata diffusa dai segretari napoletani e regionali Alfredo Garzi, Salvatore Tinto, Federica Fiocca, Rosanna Ferreri, Ileana Remini, Gaetano Placido, Antonio Santomassimo, Giosuè Di Maro “Noi, la Cgil, difenderemo in tutte le sedi il diritto dei lavoratori del Comune di Napoli a scegliere liberamente il proprio sindacato, senza subire ritorsioni – sottolineano i dirigenti della Cgil – Noi contrasteremo con tutti i mezzi chi vuol rendere il sindacato un luogo nel quale prevalgono logiche individualistiche. Noi non baratteremo mai i diritti con i favori – continuano i dirigenti sindacali – Abbiamo radici solide per non temere la mercificazione della libertà di scelta e siamo certi che al di là delle pressioni delle ultime ore i lavoratori del Comune di Napoli comprenderanno che la dignità ha un prezzo molto più alto del valore di una tessera”.
Chi ha avuto esperienza nel sindacato sostiene che il passaggio rapido di un migliaio di iscritti da un’organizzazione sindacale ad un’altra, in un’azienda pubblica o privata, nella stragrande maggioranza dei casi si può realizzare solo grazie ai ‘suggerimenti’ e ai ‘consigli’ di dirigenti, capi e capetti. Non è un caso se quindici alti dirigenti comunali hanno subito aderito al cosiddetto neo sindacato indipendente. Stando ai soliti bene informati, al Comune di Napoli, l’operazione “cambio casacca sindacale” sarebbe sostenuta dal capo di gabinetto e direttore generale Attilio Auricchio, eminenza grigia di Palazzo San Giacomo e dal capitano dei vigili, Gennaro Martinelli, ex tesserato dei sindacati confederali. Entrambi si sono distinti nelle ultime elezioni comunali tentando di costituire una lista di candidati per il consiglio comunale per accreditarsi, aumentare il peso contrattuale sul piano politico e sindacale. Il rafforzamento del sindacato Csa sarebbe finalizzato a ‘contrattare’ alcuni distacchi e permessi sindacali retribuiti, considerato che il Csa è firmatario di accordi contrattuali nazionali. “Il sindaco Luigi de Magistris dovrebbe intervenire immediatamente per impedire la nascita di sindacati gialli, sindacati di comodo – afferma un lavoratore comunale – Bisogna rispettare ruolo, funzioni e storia di tutte le organizzazioni sindacali confederali e di base. Rispettare il pluralismo sindacale, significa rispettare la democrazia partecipativa. L’amministrazione comunale dovrebbe mantenersi distante dalla costituzione delle rappresentanze sindacali e dal tesseramento”. L’appello cadrà nel vuoto? Intanto, circolano voci, inciuci e non si contano le promesse di promozioni, di premi di risultato, migliori inquadramenti. Voci e promesse che alimentano tensioni, divisioni, disaffezione, malcontento tra i lavoratori e le lavoratrici e minano la politica del cambiamento.
Ciro Crescentini